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Il collasso dell’AMOC sarà rapidissimo: l’Europa diventerà 15°C più fredda in pochi decenni

Circolazione meridiana atlantica: il collasso sarà rapidissimo, e devastante
Foto di erin mckenna su Unsplash

La circolazione meridiana atlantica distribuisce calore, nutrienti e ossigeno tra Europa, Africa e Americhe

(Rinnovabili.it) – Immaginate un gigantesco nastro trasportatore che percorre l’intero oceano Atlantico dal Sudafrica alla Groenlandia e all’Europa e viceversa. Un sistema globale che distribuisce calore, ossigeno e nutrienti fra tre continenti e il mare che li separa. È alla sua esistenza che questa parte del Pianeta deve il suo clima. Comprese le temperature miti, vista la latitudine, che abbiamo in Europa. Molti studi negli ultimi anni hanno chiarito che questo meccanismo – la circolazione meridiana atlantica o AMOC – sta rallentando. Ma si trattava, secondo gli autori, di un processo lento. Un nuovo lavoro pubblicato su Science Advances li corregge: il collasso dell’AMOC sarà molto rapido, meno di un secolo. E non ci lascerà molte chances di adattarci al nuovo clima che verrà.

Segnali di allarme

Per stabilirlo, i ricercatori dell’università di Utrecht, in Olanda, hanno identificato un nuovo segnale di allarme che ci aiuterà a capire quanto e come si sta verificando il collasso dell’AMOC. Si basa sull’analisi della salinità delle acque nell’estremo meridionale dell’oceano Atlantico. È proprio la differenza di salinità (e di temperatura) il “motore” della circolazione meridiana atlantica, che permette alle correnti di capovolgersi e di percorrere migliaia di chilometri da Nord a Sud (circolazione termoalina).

L’indicatore conferma i risultati degli studi precedenti: l’AMOC sta rallentando. È un dato già consolidato, tanto che l’ultimo rapporto dell’IPCC uscito nel 2021 sostiene che sia “molto probabile” che la circolazione meridiana atlantica continuerà a perdere velocità fino al 2100. Ma ritiene che ci sia solo una “probabilità media” che il suo collasso avvenga già durante questo secolo, anche se dagli anni ’50 a oggi ha perso il 15% della sua forza. Alcuni lavori recenti, tra cui uno studio pubblicato lo scorso luglio, sostengono invece che lo stop sia dietro l’angolo e potrebbe iniziare a verificarsi già dal 2025, o più probabilmente durante gli anni ’50 di questo secolo.

Cosa succede se la circolazione meridiana atlantica si ferma?

Lo studio pubblicato su Science Advances non specula su quando il collasso potrebbe avvenire, ma porta elementi solidi su come il collasso si verificherà. È un aspetto altrettanto, se non più, importante. Perché il modello predittivo usato dai ricercatori di Utrecht mostra che sarà eccezionalmente rapido. Il grosso dello stop durerà circa 100 anni, ma i maggiori effetti sul clima del Pianeta saranno avvertiti nel corso di un paio di decenni. È una velocità così elevata che diventa praticamente impossibile, per l’umanità, adattarsi al cambiamento senza profonde conseguenze sociali, economiche e probabilmente anche politiche. Perché la portata del cambiamento sarebbe molto ampia e toccherebbe le basi stesse delle nostre società. A partire dalla produzione di cibo, che sarebbe sconvolta da un clima così differente da quello di 20 anni prima.

Quali sono i cambiamenti concreti che si dovrebbero verificare con un collasso repentino della circolazione meridiana atlantica? L’Europa sarebbe tra le regioni più coinvolte, con un collasso delle temperature medie anche di 10°C nella parte occidentale e molte meno precipitazioni. Il cambiamento interesserebbe tutte le stagioni. Mettendo fortemente a rischio l’agricoltura europea. Molte città europee avranno temperature 5-15°C più basse e ci arriveranno perdendo in media 3°C per decennio. È uno scenario realmente apocalittico. Basta confrontarlo con il ritmo del riscaldamento globale oggi: avanza di circa 0,2°C ogni 10 anni. Lo stop dell’AMOC innescherebbe dei cambiamenti 15 volte più rapidi.

In Amazzonia, il risultato del collasso dell’AMOC sarebbe l’inversione delle stagioni secca e umida. Un evento che potrebbe accelerare l’innesco del punto di non ritorno della foresta tropicale, decretando quindi una lunga agonia di un ecosistema cruciale per lo stoccaggio del carbonio. In generale, le temperature annuali in tutto il globo sarebbero molto più fluttuanti: avremmo, cioè, estremi di caldo e di freddo più intensi e più frequenti. L’emisfero Sud, al contrario dell’Europa, diventerebbe mediamente più caldo.

“Ci stiamo avvicinando al collasso, ma non siamo sicuri di quanto”, spiega l’autore principale dello studio Rene van Westen. “Ci stiamo dirigendo verso un punto di non ritorno”.

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