Rinnovabili

Qual è, realisticamente, la capacità globale di cattura e stoccaggio di CO2?

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Quanto possiamo fare affidamento sulla cattura e stoccaggio della CO2?

Per restare sotto i 2 gradi di riscaldamento globale, tutti i percorsi individuati dall’ultimo rapporto dell’IPCC, il Panel intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico, hanno bisogno di un contributo da parte delle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2. Il ritmo a cui riduciamo i gas serra all’origine, però, fa molta differenza. I percorsi più ambiziosi necessitano appena di 1 miliardo di tonnellate di CO2 (GtCO2) l’anno da rimuovere. Gli scenari emissivi meno ambiziosi richiedono fino a 30 GtCO2.

Abbiamo tecnologie sufficientemente sviluppate per questi volumi di anidride carbonica da sequestrare? Sappiamo dove stoccarli? Stiamo investendo abbastanza risorse per lo sviluppo infrastrutturale richiesto? E, in definitiva, qual è oggi il volume di CO2 che possiamo realisticamente pensare di catturare e stoccare entro metà secolo?

A queste domande risponde uno studio apparso il 28 agosto su Nature Communications, il primo a fornire una stima di questo genere. Secondo gli autori, entro metà secolo possiamo arrivare, al massimo, a una capacità globale di 16 GtCO2 rimosse ogni anno. Circa metà di quella di cui avremmo bisogno se non riduciamo in fretta le emissioni alla fonte. Ma abbastanza per restare nella traiettoria giusta di molti degli scenari IPCC (tra quelli più ambiziosi), che in media richiedono 8 GtCO2 l’anno.

16 Gt di CO2 è la quantità “fattibile” sulla carta: quella a cui possiamo arrivare a condizione che vi siano gli investimenti adeguati. Investimenti che, tuttavia, restano molto lontani dai volumi richiesti. Calcolando anche la variabile del ritmo attuale degli investimenti e la possibile curva di crescita di quest’industria (modellandola su casi precedenti di altri settori), lo studio conclude che, realisticamente, entro il 2050 possiamo pensare di avere una capacità massima di 5-6 GtCO2 l’anno di cattura e stoccaggio della CO2.

“Il nostro studio è il primo ad applicare modelli di crescita da settori affermati allo stoccaggio di CO2. Le previsioni esistenti si basano su ipotesi speculative, ma utilizzando dati storici e tendenze da altri settori all’interno del settore, il nostro nuovo modello offre un approccio più realistico e pratico per prevedere la rapidità con cui lo stoccaggio del carbonio può essere ampliato, aiutandoci a stabilire obiettivi più raggiungibili”, sottolinea Samuel Krevor dell’Imperial College London e co-autore dello studio.

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