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Cattura e stoccaggio della CO2: ¾ degli impianti non sono affidabili

Un dossier dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) analizza 13 siti che impiegano la tecnologia CCS: 7 hanno risultati non soddisfacenti, 2 sono falliti e 1 è stato messo in stand-by

Cattura e stoccaggio di carbonio
Credits: Marion Wellmann da Pixabay

L’analisi sul 55% della capacità globale di cattura e stoccaggio della CO2

(Rinnovabili.it) – Anche se è la chiave di volta dei piani per la neutralità di carbonio di molti stati, “non è la soluzione” alla crisi climatica. Il ricorso alla tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS) dà risultati molto al di sotto delle aspettative, quindi non è realmente affidabile per raggiungere gli obiettivi sul clima. Lo afferma un rapporto dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) che analizza 13 progetti CCS attivi, pari a circa il 55% della capacità operativa oggi a livello globale.

Dei 13 siti che impiegano la tecnologia CCS, 7 hanno risultati non soddisfacenti, 2 sono falliti e 1 è stato messo in stand-by. Solo 3 rispecchiano le promesse. “Alcune autorità ampiamente citate stanno alimentando il dibattito sul ruolo di questa tecnologia come soluzione per il clima, tra cui l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel suo rapporto Energy Technologies Perspectives e nel rapporto Net Zero by 2050”, osserva l’IEEFA. Ma se si guarda nel dettaglio come viene impiegata la tecnologia CCS, si vede che è soprattutto funzionale a estrarre più fonti fossili e quindi produrre più gas serra, nota l’istituto.

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Infatti, dei 39 milioni di tonnellate di CO2 catturati ogni anno, il 73% viene re-iniettato in vecchi giacimenti petroliferi, in modo da permetterne l’ulteriore sfruttamento attraverso il procedimento dell’Enhanced oil recovery. Solo il 27% dell’anidride carbonica viene stoccata sottoterra.

Non solo. Dai calcoli dell’istituto, il 69% della CO2 catturata arriva da centrali a gas. “L’utilizzo della cattura del carbonio per prolungare la vita delle centrali elettriche a combustibili fossili è un rischio finanziario e tecnico significativo: la storia lo conferma”, sostengono gli autori. “L’elefante nella stanza dell’applicazione della CCS/CCUS nel settore della lavorazione del gas naturale: le emissioni dell’ambito 3 non vengono ancora contabilizzate”.

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Il discorso cambia per le applicazioni industriali, da cui al momento proviene il 25% circa del totale di cattura e stoccaggio della CO2. “Alcune applicazioni della CCS in industrie in cui le emissioni sono difficili da abbattere (come il cemento) potrebbero essere studiate come soluzione parziale provvisoria con un’attenta considerazione”, conclude il rapporto.