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Setaccio di grafene e polvere adsorbente, da Losanna la cattura di CO2 che abbatte i costi

Cattura di CO2: da Losanna la soluzione che abbatte i costi
crediti: ©Alain Herzog/EPFL

L’idea per la cattura di CO2 di un team di studenti dell’EPFL

(Rinnovabili.it) – Combinare un setaccio di grafene e una polvere adsorbente per far crollare il costo della cattura di CO2. È l’idea alla base del progetto di un gruppo di studenti dell’École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) in Svizzera che presto sarà testato presso il campus dell’università. L’anidride carbonica sequestrata dall’atmosfera sarà usata per ottenere acqua frizzante.

Cattura di CO2 a basso costo: il progetto del Politecnico di Losanna

Come funziona la tecnologia messa a punto dal team svizzero? Il punto di forza è come vengono accoppiate le due tecnologie distinte, in modo da far leva sui rispettivi punti di forza e, allo stesso tempo, mitigare i loro punti deboli. La polvere sviluppata dal Laboratory for Functional Inorganic Materials dell’EPFL riesce nella cattura di CO2 anche a basse concentrazioni grazie all’elevato potere adsorbente. Ma per rilasciarla dev’essere riscaldata, in un processo che inevitabilmente è ad alta intensità energetica. In più, il calore danneggia la polvere adsorbente, che deve essere sostituita a intervalli regolari.

EPFL Carbon Team aims to capture CO2 with sieves and sponges

Di contro, la seconda tecnologia usa pochissima energia ma funziona in modo ottimale solo con concentrazioni di CO2 elevate. Si tratta di una membrana porosa di grafene, spessa appena un atomo, che funziona come un vero e proprio setaccio: consente il passaggio della sola CO2. “La nostra tecnologia si basa sulla dimensione molecolare relativa”, spiega il team dell’EPFL. “Utilizzando un processo chimico, pratichiamo dei minuscoli fori della dimensione di CO2 nella pellicola di grafene. La CO2 può passare attraverso questi fori, ma non l’N2, che è una molecola più grande”.

Uno degli ostacoli maggiori incontrati finora dal team di studenti è stato scalare le tecnologie per applicarle al prototipo da testare nel campus universitario. Soprattutto per quanto riguarda la membrana di grafene. “In laboratorio lavoriamo su scala di centimetri”, spiegano gli studenti. “Abbiamo dovuto costruire membrane fino alla scala del metro e poi scalarle fino a 10 volte quella dimensione, per renderle adatte alle applicazioni del mondo reale”.

Da principio, il prototipo dovrebbe essere in grado di garantire la cattura di CO2 solo in quantità esigue. Ma l’obiettivo è arrivare a una capacità di sequestro di 1-2 kg al giorno di anidride carbonica.

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