I metodi tradizionali per sequestrare anidride carbonica dall’aria si basano su processi ad alta intensità energetica perché richiedono calore o pressione per il rilascio della CO2 dai materiali assorbenti. Un nuovo metodo sostituisce questi ultimi con una miscela di acqua e solventi addizionata con molecole fotoacide, che catturano o rilasciano la CO2 al variare delle condizioni di illuminazione
Il processo è stato messo a punto dai ricercatori del Politecnico di Zurigo
(Rinnovabili.it) – Catturare l’anidride carbonica dall’aria con un processo ciclico, reversibile. E soprattutto senza ricorrere a calore o pressione: usare la luce invece di riscaldare e raffreddare i materiali impiegati tradizionalmente. Sostituendoli con una specifica miscela di acqua e solventi. È il processo innovativo messo a punto da un team di ricerca del Politecnico di Zurigo che promette di rendere molto meno energy-intensive la cattura della CO2.
Catturare la CO2 senza calore
Come funziona, nel dettaglio? Tutto si basa sul modificare l’alcalinità del liquido con differenti condizioni di illuminazione. La separazione della CO2 dall’aria avviene facendo passare l’aria attraverso un liquido alcalino contenente fotoacidi – molecole che diventano più acide (o basiche) in seguito all’assorbimento della luce – e in condizioni di buio. Poiché il liquido è alcalino, la CO2 reagisce e forma carbonati.
Quado la soluzione è satura, il processo prosegue irradiando il liquido con la luce. I fotoacidi reagiscono, rendono acida la soluzione e permettono ai carbonati di trasformarsi in CO2, che viene catturata.
Affinché il processo sia ottimizzato, però, è necessario che le molecole fotoacide siano mantenute stabili. Nei primi esperimenti, condotti usando semplice acqua, i ricercatori hanno notato che si degradavano in meno di un giorno. Il problema è stato risolto studiando un’apposita miscela di acqua e solventi che stabilizza i fotoacidi per circa un mese e assicura la reversibilità del processo. Per rendere matura la nuova tecnologia bisognerà però aumentare ulteriormente la durata dei fotoacidi.
Oltre al risparmio di energia rispetto ai metodi tradizionali, il processo ideato dai ricercatori di Zurigo ha un altro punto forte: il tempo. “Un altro aspetto interessante del nostro sistema è che possiamo passare da alcalino ad acido in pochi secondi e tornare ad alcalino in pochi minuti. Ciò ci consente di passare dalla cattura al rilascio del carbonio molto più rapidamente rispetto a un sistema basato sulla temperatura”, spiega Anna de Vries, co-autrice dello studio.