La 3° edizione della campagna di Legambiente fotografa una situazione in rapido peggioramento. Il cambiamento climatico condanna tutti i ghiacciai alpini salvo il Montasio, stabile dal 2005
Alla Marmolada restano 15 anni di vita, sostiene la Carovana dei Ghiacciai 2022
(Rinnovabili.it) – Quest’anno l’estate caldissima anche sopra i 3000 metri ha mutilato la Marmolada, ma l’intero ghiacciaio potrebbe scomparire nel giro di 15 anni. Molti altri ghiacciai italiani vanno nella stessa direzione. Il Miage, sul massiccio del Monte Bianco, in 14 anni ha perso 100 miliardi di litri d’acqua. Mentre il ghiacciaio dei Forni in Lombardia è arretrato di 40 metri, e in 10 anni di 400. È il bilancio della Carovana dei Ghiacciai 2022, la campagna di Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano.
“I ghiacciai dell’intero arco alpino sono a rischio, in piena emorragia, negli ultimi trent’anni sempre più minacciati dagli effetti della crisi climatica”, sintetizza Legambiente. Un quadro segnato da “perdita di superficie e spessore, che li porta alla disgregazione in corpi glaciali più piccoli e a trovare rifugio in alta quota”. A questa conclusione è arrivata la 3° edizione della Carovana dei Ghiacciai 2022, che dal 17 agosto al 3 settembre ha analizzato sul campo lo stato di salute di 10 ghiacciai italiani.
Il bilancio della Carovana dei Ghiacciai 2022
Dopo il distacco del 3 luglio, la Marmolada ha continuato la sua inesorabile perdita di acqua di fusione. Legambiente ha calcolato che il suo ritiro ha mostrato una progressiva accelerazione, tanto che negli ultimi quarant’anni la sola fronte centrale è arretrata di più di 600 metri provocandone una risalta in quota di circa 250 metri: “Una riduzione nell’ultimo secolo di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume che ne determinano una grandezza di circa un decimo rispetto a cento anni fa”.
Sul Monte Rosa, i ghiacionevati di Flua sono scomparsi quasi del tutto mentre il ghiacciaio di Indren, in due anni, ha registrato un arretramento frontale di 64 metri, di cui circa 2/3 (40 metri) solo nel 2022. Ancora in Val d’Aosta, la Carovana ha esaminato lo stato di salute del Pré de Bar. Qui dal 1990 ad oggi sono andati persi mediamente 18 metri di superficie l’anno.
Per quanto riguarda il Miage, sebbene la sua superficie del ghiacciaio risulti ancora di 13 km2 come alcune decine di anni fa, Legambiente segnala che “è evidente la situazione di collasso che sta vivendo con un abbassamento generalizzato su tutta la lingua di un valore medio di almeno 20 metri e punte di 50 metri”.
In controtendenza il ghiacciaio Occidentale del Montasio. Dagli anni ’20 ad oggi ha una perdita di volume del 75% circa e una riduzione di spessore pari a 40 metri. Ma dal 2005 si è stabilizzato, unico tra gli altri ghiacciai alpini. E il caldo estremo dell’estate 2022 non ha scalfito questa tendenza.
“La terza edizione di Carovana dei Ghiacciai è tornata a misurare gli effetti della crisi climatica, ormai nel pieno del suo corso, di cui i ghiacciai sono la sentinella principale”, commenta Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente. “I dati raccolti richiedono in maniera inequivocabile un cambio di rotta immediato. Il Paese smetta di inseguire l’emergenza. Occorre accelerare piuttosto nelle politiche di mitigazione, riducendo drasticamente l’utilizzo di fonti fossili, e attuare un concreto piano di adattamento al cambiamento climatico”.