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Il cambiamento climatico si mangia l’economia mondiale

Cambiamento climatico: entro il 2050 cancellerà il 18% del Pil globale
Foto di katja da Pixabay

L’analisi di Swiss Re sull’impatto economico del cambiamento climatico

(Rinnovabili.it) – Senza un’azione decisa e tempestiva per contrastare il cambiamento climatico, l’economia globale rischia di contrarsi anche del 18% entro la metà del secolo. La stima arriva da Swiss Re, la compagnia di assicurazioni svizzera, che vede nel climate change la minaccia più seria per la prosperità economica del pianeta nei prossimi decenni.

La previsione di Swiss Re riflette i risultati di uno stress test che l’azienda ha condotto su 48 paesi che rappresentano il 90% dell’economia mondiale. Test condotto sulla base di un indice appositamente costruito, il New Climate Economic Index, che misura la resilienza al cambiamento climatico di un dato sistema-paese.

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“Se non viene intrapresa alcuna azione di mitigazione, le temperature globali potrebbero aumentare di oltre 3°C e l’economia mondiale potrebbe ridursi del 18% nei prossimi 30 anni, scrive la compagnia. “Ma l’impatto può essere ridotto se si intraprende un’azione decisiva per raggiungere gli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi”.

Sono 4 gli scenari valutati. Oltre a quello peggiore appena descritto, Swiss Re calcola che l’impatto sul Pil globale sia più contenuto, del -14%, se vengono intraprese alcune azioni di mitigazione e il riscaldamento globale tocca quota 2,6°C. Con misure aggiuntive e la colonnina di mercurio che non sale oltre i 2°C la perdita economica sarebbe dell’11%. Mentre centrare gli obiettivi dell’accordo di Parigi, e quindi contenere la temperatura entro i 2°C, porterebbe a perdite pari al 4%.

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L’impatto non si farebbe sentire ovunque nel mondo in ugual misura. Nello scenario peggiore, “la Cina rischia di perdere quasi un quarto del suo PIL (24%) entro la metà del secolo. Gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito vedrebbero tutti una perdita di circa il 10%. L’Europa ne soffrirebbe leggermente di più (11%), mentre economie come la Finlandia o la Svizzera sono meno esposte (6%) rispetto, ad esempio, alla Francia o alla Grecia (13%)”.

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