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Cambiamento climatico e salute, sarà boom di malattie infettive

Pubblicato il rapporto Countdown on Health and Climate Change 2020 di Lancet, tutti gli indicatori segnalano trend negativi

Cambiamento climatico
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Febbre Dengue e malaria espanderanno il loro areale di diffusione a causa del cambiamento climatico

(Rinnovabili.it) – Le malattie infettive si espanderanno su aree più vaste già nel prossimo futuro. E negli ultimi 5 anni ci siamo giocati i progressi fatti in precedenza per mitigare l’impatto del cambiamento climatico sulla salute. Tutti gli indicatori infatti quest’anno sono negativi. Nell’anno del Covid, la nuova edizione del rapporto Countdown on Health and Climate Change 2020 di Lancet presenta un futuro a tinte fosche su tutta la linea.

La crisi climatica sta creando condizioni favorevoli alla diffusione di malattie infettive mortali come la febbre dengue e la malaria, afferma il rapporto a cui hanno contribuito 35 tra le principali agenzie Onu e i più importanti istituti di ricerca al mondo. Tra il 2015 (anno della prima edizione del rapporto) e il 2019, l’idoneità alla trasmissione della malaria nelle aree montuose è stata del 38,7% più alta nel continente africano rispetto ai valori di riferimento degli anni ‘50. E addirittura del 149,7% più alta nella regione del Pacifico occidentale.

Tutti gli impatti del cambiamento climatico sulla salute

Allarme anche per quanto riguarda le zoonosi, le malattie che fanno il salto di specie dagli animali all’uomo come il Covid-19. Il cambiamento climatico e i suoi driver, tra cui soprattutto l’urbanizzazione e l’agricoltura intensiva, tendono a invadere gli habitat della fauna selvatica. Così favoriscono il passaggio degli agenti patogeni dagli animali agli esseri umani. Lo rivelano gli indicatori considerati sotto il capitolo degli impatti, esposizione e vulnerabilità al climate change.

Proprio a proposito di questi indicatori – in totale sono più di 40 quelli considerati – il rapporto sottolinea che per la prima volta, nel 2020, nessuno segnala un trend positivo. E accompagna i dati con una considerazione sull’emergere di una profonda questione di giustizia climatica: gli effetti del climate change monitorati dal rapporto sono diseguali e hanno un impatto sproporzionato sulle popolazioni che hanno contribuito di meno al problema. In più, gli autori notano che il cambiamento climatico tende ad interagire (e aggravare) le disuguaglianze sociali ed economiche all’interno dello stesso paese e tra Stati.

Negli ultimi 20 anni, si è registrato un aumento del 53,7% della mortalità correlata al calore negli over 65, per un totale di quasi 300mila decessi nel 2018. Il rapporto prova poi a ‘monetizzare’ il costo di queste perdite in termini di capacità lavorativa persa. In quest’ottica l’India e l’Indonesia sono stati tra i paesi più colpiti, con perdite pari al 4-6% del loro PIL annuo. In Europa nel 2018 , questo costo era pari all’1,2% del reddito nazionale lordo regionale o al reddito medio di 11 milioni di cittadini europei.

Tra 2015 e 2020 il cambiamento climatico ha causato 76 tra inondazioni, siccità, tempeste e altre anomalie della temperatura. Nel 67% delle città globali il climate change nel prossimo futuro comprometterà seriamente le risorse e le infrastrutture per la salute pubblica. Il rapporto analizza poi gli effetti a valle, che incidono su sistemi ambientali più ampi e che a loro volta danneggiano la salute umana. Come la sicurezza alimentare globale, che è minacciata dall’aumento delle temperature e dall’aumento della frequenza di eventi estremi. Qui gli autori notano che il potenziale di rendimento globale per le principali colture è diminuito dell’1,8-5,6% tra il 1981 e il 2019.