Duecento riviste scientifiche che si occupano di salute firmano un editoriale congiunto dove chiedono azioni concrete e più ambizione nei prossimi vertici globali su clima, biodiversità e all’assemblea generale delle Nazioni Unite
“Non c’è tempo per attendere la fine della pandemia prima di agire sul serio contro il cambiamento climatico”
(Rinnovabili.it) – La più grande minaccia per la salute pubblica? È il cambiamento climatico. Non solo per l’aumento globale delle temperature. Anche la perdita di diversità biologica può avere conseguenze catastrofiche. D’altronde dopo il 2020 e la pandemia di una malattia zoonotica come il Covid-19 dovrebbe essere più chiaro a tutti cosa si nasconde dietro il degrado degli ecosistemi naturali. Quindi è necessaria un’azione urgente e corale contro il climate change. Lo sostengono ben 200 direttori di riviste scientifiche che si occupano di temi legati alla salute, in un’editoriale congiunto pubblicato in vista dell’appuntamento della COP26 sul clima di Glasgow.
L’assemblea generale dell’ONU a settembre. La COP15 di Kunming sulla biodiversità a ottobre. E infine la COP26 di novembre. Tre appuntamenti cruciali per impostare la lotta al cambiamento climatico su nuove basi. “In vista di questi incontri fondamentali, noi, redattori di riviste sulla salute di tutto il mondo, chiediamo un’azione urgente per mantenere l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 1,5°C, fermare la distruzione della natura e proteggere la salute”, esordisce l’editoriale.
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L’appello sostiene che “la scienza è inequivocabile; un aumento globale di 1,5°C al di sopra della media preindustriale e la continua perdita di biodiversità rischiano di causare danni catastrofici alla salute che sarà impossibile invertire”. Argomento supportato da una veloce rassegna del legame tra salute e cambiamento climatico, dagli effetti del riscaldamento globale sulle morti premature e l’aumento di frequenza e gravità di alcune patologie, fino agli effetti sul sistema alimentare e la disponibilità di cibo che porta alla malnutrizione e al degrado della sicurezza idrica e alimentare.
“Lasciare che le conseguenze ricadano in modo sproporzionato sui più vulnerabili genererà più conflitti, insicurezza alimentare, migrazioni forzate e malattie zoonotiche, con gravi implicazioni per tutti i paesi e le comunità. Come con la pandemia di Covid-19, siamo globalmente forti quanto il nostro membro più debole”, continua l’editoriale.
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Poi la ricetta per tamponare la crisi climatica e affrontarla al meglio. Sugli obiettivi climatici: non stiamo facendo abbastanza. Quelli già fissati non incorporano a sufficienza le considerazioni legate alla salute. E sulla neutralità di carbonio al 2050 rischiamo di sbattere contro il muro: si basa sull’assunto “implausibile” che otterremo a breve tecnologie per la cattura e il sequestro della CO2 dall’aria. Il messaggio è chiaro: prima di pensare alle emissioni negative, pensiamo a emettere di meno in prima battuta. E sono proprio le nazioni più ricche, meglio attrezzate, quelle che devono fare di più per contrastare la crisi climatica.
Infine, un allarme che troppo spesso viene sottovalutato: proteggere la natura conta come e forse anche più della tutela del clima. Riusciamo a immaginare cosa succederà in un mondo 2°C più caldo, abbiamo sviluppato dei modelli che funzionano. Ma non abbiamo idea di cosa può succedere se collassa un ecosistema: non un buon presupposto, visto che abbiamo mancato tutti gli obiettivi al 2020 per ripristinare la biodiversità. “Questa è una crisi dell’intero sistema ambientale”, concludono gli scienziati.