Siamo tra le 10 economie più avanzate (e un paese industrializzato da secoli), ma solo 1 italiano su 5 è convinto che il Belpaese contribuisca al climate change. In compenso siamo ottimisti: c’è ancora tempo per cambiare rotta
I risultati di un sondaggio Mintel su cambiamento climatico e consumatori
(Rinnovabili.it) – Ottimisti ma un po’ pigri. È la fotografia degli italiani e del loro rapporto con il cambiamento climatico. Il climate change è un problema reale, anzi pressante, ma l’Italia c’entra poco e poco può fare. O meglio, poca differenza farebbe cambiare le proprie abitudini di consumo. Lo sostiene un sondaggio di Mintel effettuato in 16 paesi di tutto il mondo.
Solo una lieve maggioranza, nel complesso di tutti gli intervistati, ritiene che siamo ancora in tempo per contrastare il cambiamento climatico attraverso la scelta di stili di vita e di consumo diversi, con meno impatto sull’ambiente e sul clima. E un po’ a sorpresa non sono i giovani a credere nel cambiamento: sono gli over 55 la fascia d’età che è più convinta di poter contribuire cambiando il proprio comportamento.
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Gli italiani stanno nel gruppo di paesi più ottimisti. Insieme a Brasile, Spagna, Canada e Tailandia, pensiamo che non sia troppo tardi per fare qualcosa. All’estremo opposto della classifica I giapponesi: meno di 1 su 6 pensa di poter influire con il suo comportamento individuale, e solo 1 giapponese su 3 ritiene che siamo ancora in tempo per fare qualcosa.
Una percezione sfasata rispetto alla realtà, invece, riguarda il peso dell’Italia nel contribuire al cambiamento climatico. Nonostante il Belpaese sia tra le 10 economie più avanzate, e abbia intrapreso un percorso di industrializzazione molto presto, nei secoli scorsi (anche se in ritardo rispetto a paesi come gli UK), gli italiani sono molto convinti di essere vittime più che corresponsabili.
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Solo 1 italiano su 5 pensa che l’Italia stia contribuendo al cambiamento climatico: siamo la popolazione con meno consapevolezza tra quelle incluse nel sondaggio. Appena meglio di noi il Brasile (il 21% pensa che il suo paese contribuisca al climate change), la Corea del Sud (24%) e la Spagna (29%). Dalla parte opposta della classifica, invece, i più consapevoli sono Canada e Stati Uniti (51% e 46%), seguiti da UK e Germania con il 44 e 45%. Nel migliore dei casi, quindi appena metà della popolazione ritiene che il suo paese sia tra i responsabili del cambiamento climatico.
Soluzioni per cambiare stili di consumo? Le opzioni più gettonate sono l’indicazione chiara in etichetta dell’impatto ambientale dei prodotti, anche in termini di CO2 emessa e di misure equivalenti più comprensibili (ad esempio, l’impatto espresso in litri d’acqua impiegata, o distanza percorsa). Tra le richieste, anche quella che le aziende si dotino di una certificazione dell’impatto ambientale lungo tutta la loro catena dei fornitori.