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Il clima mette a rischio d’estinzione lo sci, -12% di piste con più 4 gradi

Il rapporto di Legambiente 'Nevediversa', un'analisi della cosiddetta Linea di affidabilità della neve, cioè l'altitudine che garantisce spessore e durata sufficienti dell'innevamento stagionale. Dagli studi nelle regioni alpine europee si stima che la Lan potrebbe elevarsi di 150 metri per ogni grado di aumento della temperatura. Il rischio non riguarda soltanto lo sport ma anche l'occupazione, si stima che allo sci da discesa siano legati 400mila posti di lavoro, e il fatturato è tra i 10 e 12 miliardi di euro

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Foto di Jörg Vieli da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – I cambiamenti climatici mettono a rischio di estinzione lo sci entro fine secolo. Con un aumento di 4 gradi centigradi delle temperature le piste accessibili si ridurrebbero del 12%. Un elemento di preoccupazione se si tiene in considerazione che nella gran parte delle nostre montagne è atteso – rispetto alla situazione attuale – un aumento delle temperature tra i 2 e i 3 gradi per il 2050; ed entro fine secolo lo scenario parla di un ulteriore incremento dai 3 ai 7 gradi a seconda dei livelli delle emissioni di gas serra. E’ l’allarme lanciato dal nuovo rapporto di Legambiente ‘Nevediversa‘, che offre un’analisi della cosiddetta Linea di affidabilità della neve (Lan), cioè l’altitudine che garantisce spessore e durata sufficienti dell’innevamento stagionale.

Secondo la ‘Relazione speciale sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia’ dell’Ipcc – il panel di scienziati che studiano i cambiamenti climatici su mandato delle Nazioni Unite – alla fine del secolo (tra il 2081 e il 2100) l’affidabilità della neve sarà insostenibile per la maggior parte stazioni sciistiche in Nord America, nelle Alpi e Pirenei europei, Scandinavia e Giappone, con alcune eccezioni ad alta quota o ad alte latitudini. 

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La Lan – spiega Legambiente – stabilisce che il normale svolgimento di una stagione sciistica è possibile se vi è una copertura nevosa garantita di almeno 30 centimetri, per minimo 100 giorni. Dagli studi condotti nelle regioni alpine europee si stima che la Lan potrebbe elevarsi di 150 metri per ogni grado di aumento della temperatura: ciò significa che con un aumento di temperatura di 5 gradi ci sarà una risalita di 750 metri, passando dai 1.500 metri di media stimati nel 2006 a come minimo 2.250 metri di altitudine.

Da una valutazione fatta due anni fa da un pool di ricercatori sulle prospettive climatiche degli impianti sciistici che fino ad oggi hanno ospitato una o più edizioni delle Olimpiadi invernali, in uno scenario ottimistico soltanto 13 dei 21 impianti osservati sarebbero in grado di ripetere l’esperienza nel 2050, mentre gli altri 8 dovrebbero chiudere per mancanza di neve. Nell’ipotesi peggiore invece gli impianti disponibili entro la metà del secolo si ridurrebbero a 10 per scendere a 8 nel 2080.

Il rischio non riguarda soltanto lo sport ma anche l’occupazione. In Italia, si stima che allo sci da discesa siano legati 400mila posti di lavoro, tra diretti e indotto, e il fatturato è tra i 10 e 12 miliardi di euro. La crisi però non è soltanto di quest’anno, dove gli impianti sono rimasti chiusi per tutta la stagione a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. I costi legati alla necessità dell’innevamento programmato sono in crescita: si stima una spesa annua di 100 milioni di euro, per imbiancare tutte le piste italiane. Già nel 2012, in base allo studio realizzato da Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, delle 60 società partecipate che gestivano all’epoca gli impianti di risalita, la maggioranza era in perdita per un buco totale di 16 milioni di euro.

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Sul fronte delle presenze turistiche, si può osservare che il numero degli utenti delle piste (sci alpino, snowboard, freestyle) è pressoché stabile se non addirittura in leggero calo. Le previsioni Skipass 2020-2021 segnalavano (a ottobre dell’anno scorso) una flessione dell’8,7% rispetto al 2019-2020 per lo sci alpino, dell’11,10% per lo snowboard mentre si osservava una crescita leggera per lo sci di fondo pari al 2,20%, e molto accentuata per le ciaspole con un più 28, 90%. Sulle montagne italiane ci sono 6.700 km di piste e 1.500 impianti. Gli impianti di risalita e le piste da sci non mancano ma – mette in evidenza il rapporto Legambiente – cresce la quantità di progetti per realizzare ancora nuove infrastrutture.