(Rinnovabili.it) – Il Barometro 2022, pubblicato dal Gruppo Veolia in collaborazione con Elabe, è un’indagine sull’entità della percezione del rischio dei cambiamenti climatici. Le preoccupazioni per i mutamenti del clima e per la tutela ambientale, in Italia, sono risultati al di sopra della media europea: l’87% degli intervistati ha infatti dichiarato di sentirsi particolarmente esposto. Il dato ci pone tra i Paesi più coinvolti, davanti a Cina, India, Indonesia e America Latina ma anche al resto d’Europa.
Gli italiani avvertono di più la percezione del rischio dei cambiamenti climatici
Per molto tempo ci siamo sentiti più al sicuro: la sensazione di ottimismo trasmessa dallo sviluppo economico ha messo in ombra le conseguenze nefaste che ha comportato sull’ambiente e sul clima. Gli ultimi anni hanno tuttavia modificato la percezione del rischio dei cambiamenti climatici degli italiani, che nell’86% dei casi hanno attribuito alla crisi ecologica responsabilità umane.
Il Barometro 2022 si concentra sul “sentiment” rispetto alle questioni ambientali e climatiche dei cittadini di tutto il Pianeta, analizzandone la consapevolezza delle criticità e la spinta verso la transizione ecologica.
“I risultati dell’indagine scattano la fotografia di un’Italia sempre più consapevole delle conseguenze dell’emergenza ambientale”, ha commentato Emanuela Trentin, CEO di Siram Veolia. “Dal cambiamento climatico all’inquinamento, passando per la scarsità delle risorse a disposizione, sono tutti temi che oggi più che mai meritano di essere affrontati con serietà e urgenza, e gli italiani lo hanno capito. Ora è necessario mettere a terra politiche e iniziative in grado di contribuire fattivamente al raggiungimento degli obiettivi della trasformazione ecologica. Come Siram Veolia ci impegniamo da sempre in questo ambito, offrendo supporto alle imprese, alla pubblica amministrazione e ai servizi essenziali e ponendoci come player di riferimento per la gestione efficiente di energia, acqua e rifiuti speciali. Inoltre, tra i nostri obiettivi c’è quello di sensibilizzare la collettività sui temi ambientali e dare visibilità alle soluzioni innovative e sostenibili che sono già disponibili. Sotto questo profilo, sviluppiamo progetti educational, spesso con partner locali, coinvolgendo le nuove generazioni e ponendole al centro del cambiamento”.
Il Barometro 2022: qual è il livello di percezione del rischio dei cambiamenti climatici?
La ricerca, svolta dal 24 agosto al 26 settembre 2022, ha coinvolto 25 Stati in 5 continenti.
25.000 le persone intervistate, in media 1.000 per ognuno dei Paesi, scelti in base al peso demografico e all’impatto ambientale, pur tenendo conto dell’eterogeneità delle politiche ecologiche e culturali.
Il campione individuato copre il 61% della popolazione globale e il 68% delle emissioni climalteranti prodotte. I risultati mostrano come, nonostante i cambiamenti climatici siano ormai inopinatamente ritenuti un rischio concreto, ci sia invece più incertezza tra i cittadini rispetto alle misure da intraprendere. Gran parte degli intervistati si è in ogni caso mostrata pronta alla transizione ecologica, purché sia effettuata a una serie di condizioni.
L’indagine ha coinvolto anche l’Italia, dove la percezione del 70% della popolazione – in linea con gli intervistati degli altri Paesi – è che i rischi connessi ai cambiamenti climatici potranno costarci di più degli investimenti verso la transizione ecologica: in questa direzione, il 60% si è detto disposto ad accettare tutti i cambiamenti necessari all’adattamento e alla mitigazione, purché non comportino pericoli per la salute, vi sia una distribuzione equa degli sforzi e le soluzioni scelte siano realmente efficaci.
Percezione del rischio dei cambiamenti climatici in Italia rispetto al resto del mondo
Il nostro Paese è risultato più informato sulle soluzioni: il 62% degli intervistati pensa infatti che non si parli abbastanza delle azioni da intraprendere, mentre la media degli altri Paesi è del 56%.
Rispetto alle soluzioni proposte, il 54% degli italiani (rispetto al 42% della media globale) si è detto a conoscenza della possibilità di utilizzare dispositivi di controllo intelligente dei consumi energetici degli edifici; il 34% del campione è a conoscenza dei sistemi di cattura dell’anidride carbonica prodotta dalle emissioni industriali per trasformarla in metano o idrogeno, mentre il dato è lievemente più basso per quanto riguarda la media globale, arrivando al 33%.
Il 56% degli italiani (rispetto al 49% dei cittadini del resto del mondo) sa poi che è possibile usare i rifiuti organici e i fanghi delle acque reflue per produrre fertilizzanti.
L’indagine ha inoltre misurato il grado di accettazione delle misure da intraprendere connesso alla percezione dei rischi dei cambiamenti climatici, e anche in questo caso l’Italia si è mostrata più sensibile: se il 68% dei cittadini del mondo accetterebbe impianti di produzione energetica a partire da fanghi di depurazione e forsu vicino alla propria abitazione, la media italiana è dell’81%, così come il 78% degli abitanti del Belpaese è disposto a lavare piatti e vestiti in acqua riciclata a fronte di una media globale del 69%.
Anche la disposizione a pagare più tasse per adeguare gli edifici pubblici al controllo della qualità dell’aria è più alta negli italiani, che si sono detti favorevoli nel 66%, a fronte del 61% degli intervistati del resto del mondo.