di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – “I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono la sfida più urgente nel corso del decennio, al 2030”. Questo, in sintesi, il messaggio del Survey report diffuso dalle Nazioni Unite, e in particolare dall’Unesco che ha messo a punto un sondaggio coinvolgendo, tra maggio e settembre dell’anno scorso, oltre 15mila persone in tutto il mondo (soprattutto giovani per il 57% sotto i 35 anni e per il 35% sotto i 25 anni).
“Sono necessari maggiori sforzi per affrontare le preoccupazioni specifiche delle persone e il multilateralismo è il modo per farlo – ha affermato il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay – ripristinare la fiducia nel multilateralismo richiede l’attuazione di progetti concreti e di impatto”.
L’invito dell’indagine mondiale condotta dalle Nazioni Unite, con lo sguardo rivolto al 2030, puntava a chiedere alle persone quali fossero le loro preoccupazioni, partendo da 11 sfide e altrettante soluzione per superarle.
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La maggior parte dei partecipanti pari al 67% ha posto i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità come preoccupazione principale, in particolare a causa dei problemi più evidenti e concreti tipo l’aumento dei disastri naturali e delle condizioni meteorologiche estreme. Secondo gli intervistati la soluzione migliore è negli investimenti ‘verdi’, l’educazione alla sostenibilità, la promozione della cooperazione internazionale e la creazione di fiducia nella scienza. Tra le altre sfide messe in evidenza ci sono la violenza e i conflitti, la discriminazione e l’uguaglianza e la mancanza di cibo, l’accesso all’acqua.
In generale la linea che taglia in trasversale la risoluzione dei problemi è la necessità di una maggiore istruzione. Il sondaggio ha mostrato che il 95% degli intervistati esalta l’importanza della cooperazione globale per superare le sfide comuni. Manca però la fiducia nel futuro, tanto che ne viene fuori come soltanto uno su quattro pensa sia possibile riuscire ad affrontare questi problemi. Tanto che l’Unesco ritiene che “presi insieme i risultati suggeriscono non una mancanza di apprezzamento dell’importanza del multilateralismo ma piuttosto una crisi di fiducia nella sua efficacia”.