Uno studio, promosso dall'Università di Reading, ha esaminato il modo in cui i cambiamenti climatici hanno già modificato temperature e precipitazioni in tutto il mondo, notando che le aree con un clima variabile sono più a rischio.
In UK e in USA, il climate change è “mascherato” dalle mutevoli condizioni meteorologiche dei due paesi
(Rinnovabili.it) – I cambiamenti climatici sono generalmente valutati analizzando l’impatto e le trasformazioni che impongono all’ambiente nel corso del tempo. Tuttavia, un nuovo studio, condotto da ricercatori dell’Università di Reading, dell’Università di East Anglia, della Victoria University di Wellington, dell’Università di Oxford, dell’Università di Melbourne e dell’Università del Cile, ha mostrato che sono i piccoli cambiamenti in aree limitate del mondo ad essere più evidenti rispetto ai grandi stravolgimenti climatici. Infatti, “è l’ampiezza del cambiamento rispetto al territorio locale” ad essere “maggiormente rilevante” per l’ambiente.
Molte regioni stanno vivendo cambiamenti nel clima che erano già sconosciuti alla fine del XIX secolo. Per questo motivo, il team di ricerca ha esaminato il modo in cui i cambiamenti climatici hanno già modificato le temperature e la quantità di precipitazioni in molte aree del mondo. Attualmente, le alterazioni della temperatura sia terrestri, sia oceaniche sono più evidenti nelle regioni tropicali, nonostante siano gli extra-tropici settentrionali a subire i maggiori stravolgimenti. Molte aree stanno sperimentando, già oggi, significative variazioni atmosferiche: alcune regioni del Regno Unito, ad esempio, subiscono precipitazioni sempre più estreme.
Leggi anche: “Infrastrutture di mitigazione: come renderle più semplici e sicure?”
Secondo lo studio, i paesi a media latitudine come il Regno Unito e gli Stati Uniti sono quelli che subiscono variazioni di temperatura maggiormente significative rispetto alle regioni tropicali. Ma “gli impatti dei cambiamenti climatici in alcuni paesi sono mascherati dalle loro mutevoli condizioni meteorologiche. Le persone che vivono in questi paesi”, ha spiegato il professor Ed Hawkins, autore principale dello studio, “sono già abituate a far fronte alle oscillazioni tra caldo e freddo o a condizioni sia umide che secche, il che significa che anche cambiamenti climatici considerevoli potrebbero essere per loro meno scontati”.
Al contrario, i piccoli cambiamenti climatici nei paesi tropicali sono sì più ovvi, secondo i ricercatori, ma potrebbero avere un impatto maggiore sulle comunità proprio perché le persone sono abituate a un clima generalmente stabile. Infatti, secondo Hawkins, “i paesi con climi rigidi hanno maggiori probabilità di notare il surriscaldamento globale, nonostante i cambiamenti che subiscono siano meno drammatici”. Corriamo il rischio, laddove il cambiamento climatico è minore, “di pensare che sia insignificante. Dobbiamo analizzare i luoghi in cui i cambiamenti climatici si possono nascondere in bella vista, poiché tendono ad essere le regioni più vulnerabili e meno in grado di adattarsi”. Questi risultati, ha spiegato Hawkins, sono importanti “in quanto mostrano che non esiste un approccio unico per adattarsi ai cambiamenti climatici”.
Leggi anche: “Legge europea sul clima: per l’UE, è solo l’inizio”