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La fusione della calotta glaciale dell’Antartide occidentale è “inevitabile”

In qualsiasi scenario emissivo, anche quello più ottimistico, per tutto il 21° secolo la regione ovest del continente ghiacciato continuerà a perdere massa glaciale a un ritmo 3 volte più alto rispetto al secolo precedente. Lo studio del British Antarctic Survey

Calotta glaciale Antartide occidentale: fusione ormai “inevitabile”
Foto di Derek Oyen su Unsplash

La calotta glaciale dell’Antartide occidentale può alzare il livello dei mari globali di 5 metri

(Rinnovabili.it) – Non importa quanto riusciremo ad abbattere le emissioni di gas serra: la fusione della calotta glaciale dell’Antartide occidentale continuerà a ritmo accelerato almeno per tutto questo secolo. Un evento ormai “inevitabile” anche mantenendo la temperatura globale sotto la soglia di 1,5 gradi. Lo afferma uno studio del British Antarctic Survey pubblicato su Nature Climate Change.

Cosa succederà alla calotta glaciale dell’Antartide occidentale?

La parte ovest del continente ghiacciato è quella considerata più instabile e dove il riscaldamento globale si sta facendo avvertire in modo più netto. Uno studio pubblicato su Science Advances poche settimane fa stimava che quasi tutti gli scudi glaciali in questa regione hanno un bilancio di massa in perdita, e circa metà non mostrano alcun segno di ripresa. Solo una minima parte della perdita dipende dal distacco di iceberg, mentre il grosso è legato alla fusione innescata alle alte temperature dell’oceano.

Ed è proprio la temperatura dell’acqua marina, in particolare nel mare di Amundsen, il fattore che più di ogni altro ha portato gli scienziati britannici a valutare come inevitabile la fusione protratta e incrementale della calotta glaciale dell’Antartide occidentale nei prossimi decenni. Lo studio afferma che “un rapido riscaldamento degli oceani, pari a circa il triplo del tasso storico, probabilmente si verificherà nel corso del ventunesimo secolo, con aumenti diffusi dello scioglimento delle calotte glaciali, anche in regioni cruciali per la stabilità delle calotte glaciali”.

Inevitabile anche a +1,5 gradi

L’aspetto più rilevante dello studio è l’invarianza del tasso di fusione nei diversi scenari climatici. Sono minime, trascurabili, le differenze previste dal modello climatico impiegato tra una traiettoria di riscaldamento globale che si ferma a +1,5 gradi e quelle degli scenari emissivi intermedi (più vicini alla traiettoria attuale). La regione occidentale dell’Antartide contiene una massa glaciale sufficiente a elevare il livello dei mari globali di circa 5 metri.

“Sembra che abbiamo perso il controllo dello scioglimento della calotta glaciale dell’Antartide occidentale”, sottolinea Kaitlin Naughten, prima autrice dello studio. “Se avessimo voluto preservarlo nel suo stato storico, avremmo avuto bisogno di agire sul cambiamento climatico decenni fa”. Troppo tardi per mitigare gli effetti del global warming sulla calotta glaciale dell’Antartide occidentale, ma non troppo tardi per mettere in campo misure di adattamento efficaci. “Il lato positivo è che, riconoscendo questa situazione in anticipo, il mondo avrà più tempo per adattarsi all’imminente innalzamento del livello del mare. Se è necessario abbandonare o riprogettare sostanzialmente una regione costiera, avere 50 anni di tempo farà la differenza”, conclude Naughten.