Lo studio sullo scioglimento della calotta dell’Antartide si concentra sul disgelo basale
(Rinnovabili.it) – Per stimare il contributo della calotta dell’Antartide all’innalzamento del livello dei mari, gli scienziati finora hanno considerato tre fattori principali: la geometria della calotta, le sue fratture e lo scioglimento superficiale. Tutti e tre danno indicazioni sulla stabilità dei ghiacci, sulla velocità alla quale si stanno sciogliendo e sulla probabilità che si verifichino perdite ingenti di massa in poco tempo.
C’è però un ulteriore processo che potrebbe avere un effetto altrettanto significativo sul futuro della calotta glaciale: il disgelo della parte inferiore dello strato di ghiaccio, noto come disgelo basale, che si verifica lungo l’interfaccia tra la terraferma e la calotta di ghiaccio che la sovrasta. Lo hanno identificato 5 ricercatori dell’università di Stanford.
Leggi anche Antartide, ecco come evitare il collasso del ghiaccio del Polo Sud
In pratica, la mappatura presentata nello studio apparso su Nature Communications accende i riflettori su quelle aree della calotta dell’Antartide che, fino ad ora, sono state sempre considerate stabili e non a rischio scioglimento, ma che potrebbero invece contribuire in modo significativo all’aumento del livello dei mari se si prende in considerazione l’acqua di fusione rilasciata alla base.
Non sono poche, queste aree. “Queste regioni comprendono circa l’11% dell’area totale della calotta glaciale e potrebbero essere suscettibili di una perdita di massa di un ordine di grandezza superiore alla perdita dinamica osservata negli ultimi quattro decenni come risultato di un disgelo basale localizzato”, si legge nello studio. A conti fatti, si tratta di un’area di calotta dell’Antartide vasta 5 volte l’Italia.
Leggi anche Antartide: record negativo per il ghiaccio marino
“Non c’è stato quasi nessun lavoro a livello continentale che abbia esaminato l’inizio del disgelo, ovvero la transizione dal ghiaccio ghiacciato al ghiaccio al punto di fusione, dove un po’ d’acqua sul fondo può far scivolare il ghiaccio”, spiega l’autrice principale dello studio Eliza Dawson, dottoranda in geofisica. “Eravamo interessati a capire quanto potesse essere grande l’effetto dello scongelamento e quali fossero le regioni della calotta glaciale potenzialmente più suscettibili”.