Per gli scienziati non basta raggiungere l’obiettivo dei 2°C dell’accordo di Parigi
(Rinnovabili.it) – Senza una aggressiva azione di riduzione delle emissioni, il caldo record sperimentato quest’estate in diverse parti del mondo, diventerà la norma. Lo riferisce un nuovo studio scientifico che ha voluto calcolare l’impatto del riscaldamento globale sull’esposizione umana a temperature molto elevate. Non è la prima volta che il mondo scientifico mette in guardia dal futuro bollente a cui l’umanità si sta auto destinando. Ma la ricerca effettuata da Lucas Vargas Zeppetello di Harvard e colleghi compie un passo avanti. “Sebbene diversi studi abbiano stimato l’aumento previsto dell’esposizione al calore dovuto ai cambiamenti climatici, le proiezioni probabilistiche non sono state pubblicate”, si legge nell’articolo pubblicato su Communications Earth & Environment. “In parte perché le stime degli impatti del climate change di solito dipendono da modelli climatici deterministici eseguiti con solo una manciata di scenari sulle emissioni di gas serra”.
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Gli autori hanno prodotto un’ampia gamma di possibili scenari per la Terra 2100 dimostrando come le scelte sulle emissioni compiute oggi possano ancora influenzare la creazione o meno di un futuro abitabile. Nel dettaglio, lo studio esamina una combinazione di temperatura e umidità dell’aria nota come “indice di calore” che misura l’impatto del caldo sul corpo umano. Un indice di calore “pericoloso” è definito dal National Weather Service pari a 39,4°C. Un indice “estremamente pericoloso” toccherebbe invece i 51°C e determinerebbe gravi effetti sulla salute umana.
“Questi standard sono stati creati inizialmente per le persone che lavoravano al chiuso in luoghi come i locali caldaie: non erano pensati come condizioni verificabili in ambienti esterni e ambientali. Ma ora stiamo assistendo proprio a questo”, spiega Vargas Zeppetello.
Caldo record, è ancora possibile evitare che diventi la norma
La ricerca correla gli scenari emissivi con gli effetti del riscaldamento globale. E rileva che anche se i paesi riusciranno a raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento a 2°C, il superamento della soglia “pericolosa” sarà da tre a 10 volte più comune entro il 2100 negli Stati Uniti, nell’Europa occidentale, in Cina e in Giappone. Nello stesso scenario, i giorni pericolosi potrebbero raddoppiare entro il 2100 ai tropici, coprendo metà dell’anno.
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Nello scenario peggiore con emissioni in crescita non controllata, le condizioni “estremamente pericolose” potrebbero diventare comuni nei paesi più vicini all’equatore, in particolare in India e nell’Africa subsahariana.
“È estremamente spaventoso pensare cosa accadrebbe se 30-40 giorni all’anno superassero la soglia estremamente pericolosa”, ha sottolineato Vargas Zeppetello. “Questi sono scenari spaventosi che abbiamo ancora la capacità di prevenire. Lo studio ti mostra l’abisso, ma anche che abbiamo qualche possibilità di impedire che tali scenari si verifichino”.