Tra cali della produttività e impatti sulla salute (a volte anche drastici), il caldo estremo sta già plasmando il futuro del lavoro nel mondo. Non solo nelle zone più torride del Pianeta. Anche alle nostre latitudini, nel cuore dell’Europa.
Lo stress termico miete ogni anno 10mila vittime sul lavoro nei paesi del Golfo. Mentre in Francia, i decessi sul lavoro legati al caldo estremo sono passati da 4 nel 2020 a 12 nel 2022. In quell’anno, in Italia i morti sul lavoro a causa degli effetti del calore sono stati 5.
Quanto alle ripercussioni sull’economia, il caldo estremo sta portando, già oggi, a perdite del Pil del 5,9% in Asia meridionale – tra Pakistan e India, ad esempio – e del 3,6% in Africa. E in Europa? Entro metà secolo, se continuiamo lungo la traiettoria attuale, la flessione del Pil per l’impatto dello stress termico sui lavoratori sarà di mezzo punto percentuale.
Lo ha calcolato uno studio pubblicato sulla rivista Nature, a cui ha contribuito il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). “Il nostro studio è la prima review completa che esplora esplicitamente la misura in cui lo stress termico influenza i diversi componenti della forza lavoro – offerta, produttività e capacità lavorativa – e i corrispondenti impatti sulla salute occupazionale ed economica”, spiega Shouro Dasgupta, ricercatore del CMCC e autore principale dello studio.
Caldo estremo, come influenza produttività e salute dei lavoratori?
La ricerca sullo stress da caldo si è spesso limitata a singoli aspetti, come la capacità lavorativa. Questo studio cambia prospettiva. È la prima rassegna completa che analizza come il caldo colpisca ogni componente della forza lavoro, gli effetti economici e la salute sul lavoro.
La temperatura influenza direttamente le prestazioni lavorative. Questo è il punto di partenza. Oltre certe soglie di temperatura, il calo che si verifica è drastico. E con il riscaldamento globale, gli effetti negativi peggioreranno. Colpendo duramente settori già esposti come agricoltura ed edilizia, in particolare in Africa, Asia e Oceania. Ma anche settori meno vulnerabili, come manifattura e servizi pubblici.
“L’aumento dei costi per le aziende in termini di perdita di produzione, aumento della spesa sanitaria o della copertura assicurativa sono gli impatti economici che di solito si associano allo stress da caldo sulla forza lavoro”, ha commentato Francesco Bosello, principal scientist del CMCC. “Tuttavia, gli impatti indiretti, quelli che si propagano dai settori colpiti all’intero sistema economico, anche se meno rilevabili, sono altrettanto rilevanti e non sono affatto una preoccupazione solo per le “economie calde in via di sviluppo”.