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Il caldo estremo renderà invivibili Sahel, Corno d’Africa e sud-ovest asiatico

Caldo estremo: il “killer silenzioso” che genera emergenze umanitarie
Foto di Engin Akyurt da Pixabay

Il rapporto UNOCHA – Croce Rossa sull’impatto del caldo estremo

(Rinnovabili.it) – Un “killer silenzioso” i cui impatti “cresceranno certamente” nei prossimi anni e decenni. Fino a rendere impossibile la vita umana in molte regioni del pianeta. La corsa del caldo estremo, alimentata dall’aumento del riscaldamento globale, ha molte probabilità di superare i limiti fisiologici e sociali dell’uomo in aree come il Sahel, il Corno d’Africa e l’Asia meridionale e sud-occidentale.

Le ondate di calore estreme in queste regioni, dove le esigenze umanitarie sono già elevate, provocheranno sofferenze e perdite di vite umane su larga scala, spostamenti di popolazioni e un ulteriore rafforzamento delle disuguaglianze. Per questa ragione è necessario affrontare il caldo estremo con azioni di mitigazione ma soprattutto di adattamento. Lo afferma un rapporto congiunto dell’Ufficio dell’Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari (UNOCHA) e la Federazione Internazionale della Croce Rossa (IFRC).

L’impatto del caldo estremo

Impatti che iniziano a emergere già oggi. E che diventeranno più evidenti e acuti se la traiettoria emissiva globale non curverà verso il basso, mentre in parallelo nei paesi più vulnerabili non arriveranno gli investimenti necessari per l’adattamento al climate change. Secondo alcune stime, entro metà secolo ci potrebbe essere un aumento del 700% del numero di persone povere che vivono in città sotto condizioni di caldo estremo. Le perdite economiche legate al caldo eccessivo passeranno per 280 miliardi di dollari del 1995 fino ai 2400 miliardi del 2030. Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C piuttosto che a 2°C potrebbe comportare fino a 420 milioni di persone in meno esposte frequentemente a ondate di calore estreme e circa 65 milioni di persone in meno esposte frequentemente a ondate di calore “eccezionali”. A 2°C, 1 miliardo di persone sarà a rischio per la combinazione letale di calore e umidità.

“La crisi climatica sta intensificando le emergenze umanitarie in tutto il mondo. Per evitare gli impatti più devastanti, dobbiamo investire in egual misura nell’adattamento e nella mitigazione, in particolare nei Paesi più a rischio”, afferma Jagan Chapagain, Segretario generale dell’IFRC. “Alla COP27, esorteremo i leader mondiali a garantire che questi investimenti raggiungano le comunità locali che sono in prima linea nella crisi climatica. Se le comunità sono preparate ad anticipare i rischi climatici e attrezzate per agire, eviteremo che gli eventi meteorologici estremi diventino disastri umanitari”.

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