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I mega-incendi allargano il buco nell’ozono

Uno studio pubblicato su Nature identifica una reazione chimica innescata nella stratosfera dalle particelle sollevate dagli incendi e in grado di degradare e distruggere lo strato di ozono

Stagione degli incendi 2021: rilasciate 1760 Mt di CO2 in aria
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Grazie al protocollo di Montreal, il buco nell’ozono si dovrebbe chiudere intorno al 2060

(Rinnovabili.it) – I mega-incendi possono deteriorare e in parte distruggere lo strato di ozono che avvolge il Pianeta. Le particelle immesse dai roghi nella stratosfera sono infatti responsabili di una reazione chimica appena scoperta che causa l’allargamento del buco nell’ozono. Come? Reagendo con i famigerati CFC.

Secondo i ricercatori dell’MIT, che hanno pubblicato il loro lavoro sulla rivista Nature, i composti contenenti cloro, originariamente emessi dalle fabbriche sotto forma di clorofluorocarburi (CFC), possono reagire con la superficie degli aerosol prodotti dai mega-incendi. Da qui si innesca una “cascata chimica” che produce monossido di cloro. Ovvero una delle molecole più dannose per lo strato di ozono.

3-5% in meno: l’impatto dei roghi in Australia sul buco nell’ozono

Per valutare l’effettivo impatto di questa reazione, gli autori dello studio hanno analizzato il mega-incendio in Australia orientale tra dicembre 2019 e gennaio 2020, il più vasto mai registrato nel paese. Dall’esame di tre serie indipendenti di dati satellitari, nei mesi successivi agli incendi le concentrazioni di acido cloridrico sono diminuite molto alle medie latitudini, mentre il monossido di cloro ha avuto un’impennata.

E sono così giunti a una valutazione dell’impatto del mega-incendio sul buco nell’ozono. Secondo le stime, il rogo avrebbe rosicchiato dal 3 al 5% dello strato di ozono, in particolare alle medie latitudini dell’emisfero australe, sopra l’Australia, la Nuova Zelanda e parti dell’Africa e del Sud America.

“I nostri risultati indicano che le reazioni chimiche dell’aerosol degli incendi, pur non essendo responsabile della durata record del buco dell’ozono antartico del 2020, produce un aumento della sua area e una riduzione del 3-5% dell’ozono totale della colonna delle medie latitudini meridionali”, scrivono i ricercatori. “Questi risultati aumentano la preoccupazione che incendi più frequenti e intensi possano ritardare il recupero dell’ozono in un mondo che si riscalda”.

Per evitare che questa reazione avvenga, concludono gli autori, è vitale che venga ultimato in fretta il phase out dei composti dannosi per l’ozono previsto dal protocollo di Montreal. Anche se è possibile che esistano altri composti a base di cloro in atmosfera con cui le particelle degli incendi possono interagire.