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I mega incendi alimentano il buco dell’ozono, la scoperta del MIT

I ricercatori del MIT hanno trovato per la prima volta le prove di un legame chimico tra le particelle combuste sollevate nella stratosfera dagli incendi e l’assottigliamento dello strato di ozono

Giornata mondiale dell’ozono: ma il buco ha ancora dimensioni record
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Lo studio analizza le conseguenze sul buco dell’ozono dei roghi australiani del 2019-20

(Rinnovabili.it) – C’è un legame tra gli incendi e la riduzione dell’ozono. Il sottile strato di O3 che scherma i raggi ultravioletti e protegge la vita sulla Terra interagisce chimicamente con le particelle generate dai roghi di grandi dimensioni, che riescono a raggiungere la stratosfera (8 km di altezza ai Poli, 20 km all’equatore). Lo hanno scoperto i ricercatori del MIT che hanno analizzato l’impatto dei grandi incendi in Australia del 2019 e 2020 sul buco dell’ozono.

Quei roghi furono devastanti e senza precedenti, tanto da essere passati alla storia come “l’estate nera”. Alla fine di ottobre 2020 le fiamme avevano mandato in fumo 240-340.000 km2 di territorio e fatto almeno 34 vittime e ucciso o costretto a migrare 3 mld di animali. Un’estensione, quella bruciata, pari o poco superiore a quella dell’intera penisola italiana. Gli incendi complessivamente hanno buttato in atmosfera più di 1 milione di tonnellate di particelle combuste, che hanno raggiunto l’altezza di 35 km da terra. Una massa che è comparabile a quella di un’eruzione vulcanica.

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Il team di ricerca del MIT ha notato che a marzo 2020, al termine dell’estate australiana e con i roghi che si stavano placando, si è verificato un forte calo del biossido di azoto nella stratosfera. Un fenomeno che costituisce il primo passo di una reazione chimica più vasta, che porta alla riduzione dell’ozono. Questo crollo è in correlazione diretta con la quantità di fumo che gli incendi hanno rilasciato nella stratosfera.

Quanto hanno influito gli incendi sul buco dell’ozono? Dal MIT stimano che la reazione chimica indotta dai roghi abbia assottigliato la colonna di ozono dell’1%. Potrebbe sembrare un impatto limitato, ma non lo è: in pratica, l’evento australiano ha vanificato da solo tutti i benefici accumulati in ben 10 anni di stop globale ai gas che contribuiscono al buco dell’ozono. Incendi come quelli della stagione 2019-2020 in Australia diventeranno più frequenti, oltre che intensi, già nel prossimo futuro secondo l’ultimo aggiornamento del rapporto IPCC sul clima.

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