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Termometro su di 10C se bruciamo tutti i combustibili fossili

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(Rinnovabili.it) – Bruciare tutte le riserve di combustibili fossili del pianeta porterebbe ad un aumento di temperatura pari a 10 °C. Sono le conclusioni di un nuovo studio pubblicato su Nature Climate Change da cinque ricercatori di istituti internazionali, con l’Università di Victoria (Canada) a fare da capofila.

Il lavoro del gruppo di esperti ha rilevato anche che in Artico, la zona che più risentirebbe degli effetti negativi, le temperature si alzerebbero di 20 °C entro il 2300.

«Penso che sia molto importante sapere cosa potrebbe accadere se non prendiamo alcuna misura per mitigare il cambiamento climatico – ha detto Katarzyna Tokarska, dell’Università di Victoria – Anche se abbiamo l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, finora non vi è stata nessuna azione».

Il riscaldamento globale ha già raggiunto livelli preoccupanti: le proiezioni delle più grandi agenzie internazionali sono allineate nel prevedere che il 2016 sarà quasi di sicuro l’anno più caldo di sempre. Un record effimero, che infrangerebbe quello del 2015 ma potrebbe essere superato già l’anno successivo.

L’anidride carbonica sprigionata dai combustibili fossili che continuano ad essere estratti e bruciati, ha superato la soglia psicologica della concentrazione atmosferica di 400 parti per milione (ppm). Se i trend attuali di emissioni proseguono sostanzialmente inalterati, entro fine secolo verranno diffusi in atmosfera 2 trilioni di tonnellate di CO2.

La ricerca studia l’impatto dell’emissione di 5 trilioni di tonnellate di carbonio, il minimo che potrebbe derivare dalla combustione di tutto il carbone, gas e petrolio oggi disponibili, senza contare quelli recuperabili con eventuali nuove tecnologie.

Il riscaldamento causato dal consumo di tutti i combustibili fossili avrebbe anche un enorme impatto sulle precipitazioni. Lo studio di Nature dimostra che la quantità di pioggia attesa su America centrale e Nord Africa si ridurrebbe dei due terzi, mentre parti dell’Australia, del Mediterraneo, dell’Africa meridionale e dell’Amazzonia vedrebbero un calo del 50%.

Uno studio pubblicato su Nature oltre un anno fa sostiene che l’80% delle riserve di carbone, un terzo del petrolio e gli idrocarburi non convenzionali non si debbano sfruttare da qui al 2050. L’Università di Oxford, poco più di un mese fa, ha prodotto una ricerca in cui sostiene una tesi ancora più forte: dovremmo bloccare la costruzione di nuovi impianti fossili dal prossimo anno per mantenere un 50% di possibilità di scampare agli effetti peggiori del cambiamento climatico.

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