Il post-coronavirus è l’occasione (ultima) per salvare il mondo dalla crisi climatica
(Rinnovabili.it) – Al mondo restano soltanto sei mesi: ultima chance per evitare la crisi climatica. L’avvertimento arriva direttamente da Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA). Le strategie messe in campo oggi per salvare le economie dal post-coronavirus ne determineranno l’andamento globale per i prossimi anni. Secondo Birol, le emissioni dovranno calare bruscamente e, soprattutto, permanentemente, altrimenti gli obiettivi climatici diverranno del tutto irraggiungibili.
“I prossimi tre anni determineranno il corso dei prossimi 30 e oltre. Se le emissioni dovessero tornare a crescere – ha detto al Guardian il direttore dell’IEA – sarà molto difficile abbatterle in futuro. Questo è il motivo per cui stiamo esortando i governi a disporre di pacchetti di recupero realmente sostenibili”.
Il Rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia
Concentrandosi sulle riforme necessarie al nuovo paradigma energetico, l’IEA ha pubblicato oggi un rapporto all’interno del quale viene definito il Sustainable Recovery Plan, primo progetto globale per una ripresa verde. Il piano offre ai governi una tabella di marcia del settore energetico al fine di stimolare la crescita economica, creare milioni di posti di lavoro e ridurre le emissioni legate all’energia di 4,5 miliardi di tonnellate. L’energia eolica e solare dovranno essere poste al centro di ogni strategia energetica, senza comunque dimenticare i necessari miglioramenti dell’efficienza energetica negli edifici e nelle industrie, nonché dell’altrettanto indispensabile modernizzazione delle reti elettriche.
In base ai piani dell’Agenzia, la creazione di nuovi posti di lavoro dovrà essere la priorità per tutti quei paesi in cui, a causa anche della pandemia, milioni di persone sono state e molto presto saranno lasciate a casa. È l’occasione giusta per aprire nuove posizioni nell’economia low carbon.
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Il Sustainable Recovery Plan offrirebbe miglioramenti alla salute e al benessere umano, grazie anche alla riduzione del 5% delle emissioni inquinanti e ampliando l’accesso all’energia a 270 milioni di persone. Il raggiungimento di questi risultati richiederebbe investimenti globali di circa mille miliardi di dollari all’anno nei prossimi tre anni; una somma che rappresenta circa lo 0,7% del PIL globale e che comprenderebbe sia la spesa pubblica che la finanza privata.
Durante la prima fase di “reazione ad una crisi improvvisa ed inaspettata” ha sottolineato Birol, i governi “avevano una scusa” per non essere riusciti a incanalare sufficiente denaro verso un’economia a basse emissioni.
Al contrario del COVID-19, tuttavia, per la crisi climatica non esiste un vaccino. E aspettare la completa ripresa economica per agire sulla decarbonizzazione può essere solo controproducente. Ecco perché secondo Birol, i pacchetti di stimolo creati quest’anno devono impostare da subito una riduzione dei gas serra.
Basti pensare che nel mese di aprile, cioè durante le settimane del lockdown, le emissioni climalteranti erano globalmente calate del 17%. Con le riaperture ed il cosiddetto “ritorno alla normalità”, sono però nuovamente aumentate di circa il 5% rispetto ai livelli dell’anno scorso. Il piano di ripresa sostenibile è progettato, invece, per evitare quel forte rimbalzo delle emissioni di carbonio che ha in passato accompagnato la ripresa dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009.
Gli attivisti hanno invitato i ministri a dare ascolto al rapporto dell’AIE e ad elaborare i piani di recupero necessari al raggiungimento degli obbiettivi contro la crisi climatica “Un mondo post-Covid – ha dichiarato il direttore di Friends of the Earth Jamie Peters – deve essere giusto. Sarà equo solo se il governo darà priorità alla salute, al benessere e alle opportunità per tutte le parti della società”.
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