L’anno scorso le emissioni dell’UE sono diminuite dell’8,3%, il calo più consistente di sempre eccezion fatta per il 2020. Mentre l’economia, pur stagnante, ha segnato un aumento del pil dello 0,5%. Record di riduzione per le emissioni regolate dall’Emission Trading System (ETS), il mercato del carbonio che copre gran parte dell’industria. Buoni risultati anche per i settori restanti, coperti dall’Effort Sharing Regulation (ESR). Salvo agricoltura e trasporti, che restano quasi ai livelli dell’anno precedente. Sono i dati principali del bilancio delle emissioni di gas serra dell’UE nel 2023, pubblicati il 31 ottobre dalla Commissione.
Bilancio emissioni gas serra UE 2023: trend e obiettivi 2030
Con i dati provvisori per il 2023, l’UE ha conseguito un calo delle emissioni del 37% rispetto ai livelli del 1990. Nello stesso periodo, il pil dei Ventisette è cresciuto del 68%, mostrando una tendenza al decoupling tra gas serra e crescita più che consolidata.
Allargando lo sguardo, l’UE è la regione che ha conseguito la riduzione delle emissioni più significativa tra i grandi inquinatori. Attualmente, l’Europa genera ogni anno il 6,1% delle emissioni globali, rispetto al 14,9% del 1990 (mentre il pil a parità di potere d’acquisto resta intorno al 15% del totale mondiale).
La traiettoria seguita negli ultimi anni non è ancora sufficiente a centrare gli obiettivi al 2030, ma vi si avvicina molto. Sul breve periodo, il bilancio delle emissioni di gas serra dell’UE 2023 sottolinea come l’effetto del rimbalzo post-Covid sia ormai completamente azzerato. Per la 1° volta da decenni, l’Europa è scesa sotto quota 3.000 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq), una riduzione di oltre il 14% rispetto al 2019.
Il calo medio tra 2017 e 2023 è stato di 120 MtCO2eq, mentre per centrare appieno gli obiettivi sulle emissioni al 2030 servirà un taglio annuale di almeno 134 MtCO2 fino alla fine del decennio.
Emissioni ETS UE 2023: calo record per il settore energetico
Il settore energetico è stato “il motore più significativo” del calo emissivo nel 2023. Rispetto al 2022, le emissioni legate alla generazione di energia sono calate del 18% (-167 MtCO2eq). La riduzione è dovuta soprattutto all’aumento “sostanziale” della produzione di energia elettrica rinnovabile (principalmente eolica e solare), a scapito sia del carbone che del gas. Le emissioni della generazione elettrica, infatti, sono scese del 24%. In misura minore, giocano un ruolo anche la riduzione della domanda di elettricità e di calore (rispettivamente -3,1% e -2,3%). Le fonti di energia rinnovabile sono state, per la 1° volta con un margine così netto, la principale fonte di produzione di energia elettrica (44,7% contro il 32,5% dei combustibili fossili e il 22,8% dell’energia nucleare).
Minor volumi produttivi e aumento dell’efficienza sono i fattori dietro il calo delle emissioni dell’industria coperte dal sistema ETS. Nel 2023 la flessione media è stata del 6%, con alcuni dei settori a maggior intensità energetica che hanno totalizzato cali intorno all’8%. In generale, riduzioni superiori alla media sono state osservate nei settori che consumano più energia o che utilizzano combustibili fossili come materie prime (ad esempio cellulosa e carta, metalli di base e prodotti chimici).
Nel complesso, le emissioni dei settori ETS hanno registrato un calo record del 16,5% nel 2023. In valori assoluti si è passati da 1.361,9 a 1.149,1 MtCO2eq. Sono ora il 47,6% al di sotto dei livelli del 2005 e sono “sulla buona strada” per raggiungere l’obiettivo del 2030 del -62%. L’unico settore in decisa controtendenza è il trasporto aereo, che segna +9,5%.
Emissioni ESR UE 2023: bene edifici, male agricoltura e auto
Gli altri settori, coperti dall’Effort Sharing Regulation, hanno raggiunto risultati decisamente meno esaltanti. La flessione complessiva è solo del 2% (-19,5% dal 2005), ma con notevoli differenze tra settore e settore. Le emissioni degli edifici sono quelle che hanno raggiunto il calo più corposo: -5,6% rispetto al 2022, pari a 27 MtCO2eq in meno. La riduzione, però, è soprattutto guidata dall’inverno molto più mite del normale.
Molto meno performanti il settore dell’agricoltura (solo -2%) e, soprattutto, i trasporti (-0,8%). Auto e trasporto pesante rappresentano circa 1/3 di tutte le emissioni coperte dall’ESR, che a sua volta copre il 65% delle emissioni totali UE. Questo risultato poco incoraggiante è arrivato nonostante l’aumento della diffusione di auto elettriche, +48,5% sul 2022 per un parco circolante UE che arriva ormai a 4,5 milioni di veicoli.
Il bilancio delle emissioni di gas serra dell’UE 2023 riporta anche il divario tra la traiettoria emissiva dei singoli Stati per i settori ESR, e quella necessaria per rispettare i target nazionali al 2030. Per l’Italia, con le misure già in vigore, a fine decennio il gap sarà del 14%. Con le misure aggiuntive inserite nel PNIEC si riduce il divario a -3%, comunque non in linea con i target nazionali assegnati ai fini delle emissioni ESR. Questo significa che l’Italia nel 2030 dovrà acquistare crediti emissivi dai paesi che hanno superato i loro target nazionali, in modo da compensare il proprio ritardo. Spendendo, nel migliore dei casi, centinaia di milioni di euro.
Emissioni LULUCF: assolutamente fuori strada per target 2023
Il settore delle emissioni legate a uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF) porta finalmente una buona notizia. Nel 2023, rispetto all’anno precedente, si registra un aumento dell’8,5% della capacità netta di assorbimento da parte dei pozzi di carbonio (+20 MtCO2eq).
Tuttavia, i Ventisette non sono sulla buona strada per centrare gli obiettivi al 2030. Le proiezioni fornite dagli Stati membri mostrano che persisterà un divario di 45-60 MtCO2eq a fine decennio, rispetto al target di -42 MtCO2eq. “In particolare, Polonia, Francia, Svezia, Italia, Spagna e Germania prevedono il divario più grande rispetto ai loro obiettivi nazionali per il 2030”, sottolinea il rapporto della Commissione.