Rinnovabili • Azione climatica: il piano dell’UNEP per il 2030

L’Onu presenta il piano per l’azione climatica dei prossimi decenni

Cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento: il rapporto Unep traccia la rotta per affrontare congiuntamente queste 3 crisi e centrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Centrale una ripartenza verde dopo la pandemia

Azione climatica: il piano dell’UNEP per il 2030
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L’azione climatica deve innervare molti ambiti da cui oggi è esclusa o poco presente

(Rinnovabili.it) – “L’umanità sta dichiarando guerra alla natura. Non ha senso ed è un suicidio. Le conseguenze della nostra sconsideratezza sono già evidenti”. Con queste parole il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, apre il nuovo, corposo rapporto dell’Unep. L’agenzia delle Nazioni Unite per la protezione ambientale propone un metodo per affrontare congiuntamente le tre crisi principali di sfondo ambientale: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e impatto dell’inquinamento. E rilanciare l’azione climatica globale.

Il dossier si intitola Making Peace with Nature e inaugura, idealmente, gli sforzi che vanno compiuti in un decennio definito da Guterres e da molti altri come assolutamente decisivo per il contrasto della crisi climatica in corso. L’Unep getta infatti le basi per ideare, implementare e soprattutto valutare ogni futura azione. Il rapporto è una summa della conoscenza scientifica su questi temi e si basa sia sugli assessment dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, sia su altre fonti autorevoli come le valutazioni della Intergovernmental Science-Policy Platform for Biodiversity and Ecosystem Services, il rapporto Unep Global Environment Outlook, l’International Resource Panel sempre targato Unep, ma anche le conoscenze più aggiornate e consolidate sull’emergere di malattie zoonotiche come Covid-19.

Il piano dell’Onu per l’azione climatica dei prossimi decenni

Il mondo è ancora nel bel mezzo dell’ondata pandemica ma ormai tutte le maggiori economie hanno messo in campo piani di ripresa per migliaia di miliardi di euro. Dall’uso di questi finanziamenti dipenderà in gran parte la traiettoria del prossimo decennio. “I piani di ‘ripresa verde’ per le economie colpite da pandemia sono un’opportunità imperdibile per accelerare la trasformazione”, puntualizza Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep.

Il dossier spiega che le 3 crisi ambientali più importanti hanno le stesse cause e quindi possono essere risolte in modo congiunto. Uno degli esempi portati dall’Unep è quello dei sussidi ai combustibili fossili, così come prezzi che non tengono conto dei costi ambientali. Entrambe queste pratiche determinano una produzione e un consumo di energia e risorse naturali troppo dispendiosi. Spreco e sfruttamento non sostenibile che sono fattori alla base di tutti e tre i problemi affrontati nel dossier. “I sistemi economici e finanziari non tengono conto dei benefici essenziali che l’umanità ottiene dalla natura e dal fornire incentivi per gestire la natura con oculatezza e per mantenerne il valore”, si legge.

Ed è proprio questo uno dei messaggi portanti dell’intero rapporto. Dopo aver distillato le 170 pagine del dossier, infatti, in cima alla lista delle priorità per l’azione climatica resta la necessità di un cambiamento radicale. Rispetto al sistema economico-finanziario-produttivo su cui ci siamo basati finora, ma anche per quanto riguarda l’atteggiamento mentale verso le risorse naturali e i modelli di consumo. L’Unep insomma traccia un piano che alla portata realmente trasformativa associa un impegno  a più livelli – organizzazioni internazionali e diplomazia, Stati, società civile e piano individuale. Da ciò dovrebbe poi scaturire un impulso per l’innovazione che sia strutturalmente funzionale ad affrontare crisi climatica, perdita di biodiversità e inquinamento.

“Un cambiamento di vasta portata implica la riformulazione del modo in cui valutiamo e investiamo nella natura, integrando tale valore nelle politiche e nelle decisioni a tutti i livelli, rivedendo i sussidi e altri elementi dei sistemi economici e finanziari e promuovendo l’innovazione nelle tecnologie e nei modelli di business sostenibili. I massicci investimenti privati nella mobilità elettrica e nei combustibili alternativi mostrano come interi settori riconoscano i potenziali guadagni derivanti dal rapido spostamento”, riassume un passaggio del rapporto.

Scorrendo i 9 capitoli di cui è composto il dossier Unep, le decine e decine di soluzioni proposte o indirizzi d’azione consigliati condividono una medesima impostazione. Non nuova, ma che sta rapidamente prendendo piede ai più alti livelli, anche nella diplomazia internazionale. E potrebbe diventare l’asse portante di tutti i prossimi incontri internazionali. Parliamo della monetizzazione e finanziarizzazione sistematica e capillare della natura, delle sue risorse e delle sue dinamiche.

In modo non troppo dissimile da quanto suggerito nel recente aggiornamento del rapporto Dasgupta sull’economia della biodiversità, lo scheletro di ogni soluzione individuata consiste nell’ampliare la portata degli strumenti attuali (come la finanza) ben più che nell’individuare strumenti diversi. Dasgupta suggerisce di aggiornare il PIL includendo nel computo anche il ‘capitale naturale’ per renderlo un indicatore macroeconomico più attagliato alla realtà. Un punto che non a caso ritorna più volte anche nel documento dell’Unep.