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“Chi gà sugà el Pil?”: l’aumento del livello del mare affonderà l’economia del Veneto

Veneto ed Emilia-Romagna sono le regioni più esposte in tutta Europa all’impatto dell’innalzamento delle acque sull’economia. Un’analisi degli effetti diretti e indiretti, basata sullo scenario climatico peggiore, calcola un crollo del Pil superiore al 20% per Venezia e al 10% per Bologna. Il Sud invece è ai primi posti della classifica del continente: tutte le regioni meridionali guadagnano l’1-2% di Pil

Aumento livello mare: l’Italia perderà il 4,5% del Pil
Foto di Tom Podmore su Unsplash

L’Europa (UK inclusa) perderà l’1,21% del Pil nel 2100

(Rinnovabili.it) – L’onda lunga dell’aumento del livello del mare sulle supply chain e sul tessuto produttivo locale rimescolerà l’economia italiana. Contando anche gli effetti indiretti, settore per settore, il Belpaese perderà il 4,43% del prodotto interno lordo nel 2100. Ma questa fotografia a scala nazionale nasconde delle disparità estreme tra regioni. L’Italia ne esce spaccata a metà. Con il Nord che perde e il Sud che, da questo impatto della crisi climatica, ha invece da guadagnare molto.

Veneto e E-R le più colpite d’Europa dall’aumento del livello del mare

Il futuro più fosco è quello che aspetta il Veneto. È la regione che vedrà la contrazione maggiore del pil. Non solo a livello italiano ma europeo. La flessione arriverà fino al -20,84% del pil regionale (-2,54% nel 2050, -8,77% nel 2070). Al secondo posto (e al terzo nella classifica paneuropea) c’è l’Emilia Romagna: qui l’aumento del livello del mare causerà una perdita del 10,16% del pil entro fine secolo (-1,75% al 2050, -4,07% nel 2070).

“Queste due regioni insieme hanno contribuito per il 18,32% al Pil italiano nel 2015”, nota lo studio Distribution of economic damages due to climate-driven sea-level rise across European regions and sectors, pubblicato su Scientific Reports. “Queste perdite sono evidentemente disastrose per queste regioni e si accumulano nel tempo man mano che i danni patrimoniali si accumulano nell’economia, rallentando lo sviluppo economico regionale a lungo termine”, aggiunge.

Il Sud Italia ci guadagna

Uno scenario estremo, quello ricostruito da un gruppo internazionale di scienziati tra cui Francesco Bosello del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. Che prende come base lo scenario emissivo e di transizione socio-economica peggiori (RCP8.5 e SSP5), ovvero una traiettoria di riscaldamento globale superiore a +4°C per fine secolo. Ma che ha il pregio di dare conto dell’impatto dell’aumento del livello del mare – un evento a insorgenza lenta, che per sua natura mette meno urgenza alla politica rispetto ad altri eventi estremi – in modo granulare, con un dettaglio regionale, e appoggiandosi a un’analisi settoriale dell’economia per ricostruire il possibile effetto domino dalla costa verso l’interno.

La fotografia a livello UE rivela che l’impatto sulle regioni costiere può essere fino ad un ordine di grandezza superiore rispetto a quello subito dalle aree più interne. Molte delle quali, anche se in modo marginale, dovrebbero vedere un aumento del loro Pil per la redistribuzione del tessuto economico. La grande eccezione nel continente è il Sud Italia.

Secondo lo studio, tutte le regioni meridionali guadagneranno dall’aumento del livello del mare. Anzi, saranno quelle più premiate a livello europeo. In testa la Basilicata con +2,36%, seguita da Calabria (+2,21%), Sardegna (+1,52%), Puglia (+1,36%) e Sicilia (+1,21%). “Ciò è dovuto alle enormi perdite nelle regioni costiere produttive del Nord Italia. Ciò sposta la domanda economica e innesca una maggiore offerta nel Sud storicamente meno industrializzato, che, sebbene ancora danneggiato dall’aumento del livello del mare, è molto meno colpito in termini relativi rispetto al Nord”, spiega lo studio.