I dati sulle emissioni 2023: da 10 anni siamo su un plateau
(Rinnovabili.it) – Nel 2023 le emissioni globali generate dalle fonti fossili hanno segnato un nuovo record. Bruciando carbone, petrolio e gas abbiamo immesso in atmosfera 36,8 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2), una crescita dell’1,1% rispetto al 2022. Se si aggiungono quelle legate al cambio d’uso del suolo il totale arriva a 40,9 GtCO2. Invece della brusca riduzione che sarebbe necessaria per mettere il Pianeta sulla traiettoria giusta per rispettare la soglia di 1,5 gradi, da 10 anni l’andamento dei gas climalteranti di origine antropica è su un plateau, una traiettoria sostanzialmente piatta. Lo ha calcolato il Global Carbon Project in un rapporto sull’aumento delle emissioni gas serra globali pubblicato il 4 dicembre, mentre alla Cop28 di Dubai si accende il dibattito sull’accordo per il phase out dei combustibili fossili.
Dove è localizzato l’aumento delle emissioni gas serra globali?
La traiettoria di aumento delle emissioni dei gas serra globali nasconde differenze molto marcate da regione a regione. I picchi maggiori nel 2023 si registreranno in India (+8,2%) e in Cina (+4%), mentre i cali più vistosi sono in UE (-7,4%) e negli Stati Uniti (-3%). Tutto il resto del mondo si attesta su un -0,4%.
Al di là delle percentuali, è utile guardare i valori assoluti. L’aumento di Pechino vale quasi 12 GtCO2, mentre quello di Nuova Delhi – in proporzione, più del doppio – è 4 volte più basso e arriva a 3,1 GtCO2. Allo stesso modo il calo europeo vale meno di quello statunitense anche se ha una percentuale maggiore: 2,6 contro 4,9 GtCO2. Dati che sottolineano, ancora una volta, il peso specifico dei due massimi inquinatori mondiali.
Il record del 2023 è ancora più vistoso se lo si legge in rapporto al periodo che precede la pandemia. Rispetto ai livelli del 2019, i dati del 2023 segnano un aumento delle emissioni di gas serra globali dell’1,4%. Nonostante il tonfo del 2020 e i nuovi impegni assunti fin dalla Cop26 di Glasgow l’anno successivo, le emissioni antropiche non solo non sono scese, ma hanno continuato sulla loro lenta traiettoria di crescita.
I numeri dei gas serra settore per settore
Così come continuano a crescere le emissioni direttamente legate alle fossili. Nel 2023 il carbone crescerà rispetto all’anno precedente dell’1,1%, il petrolio dell’1,5% e il gas dello 0,5%. Mentre galoppano quelle del settore dei trasporti aerei e navali, che in un solo anno saliranno dell’11,9% immettendo in atmosfera 1,2 GtCO2 in più.
In controtendenza, invece, le emissioni che derivano dai cambiamenti di uso dei suoli (le emissioni LULUCF). La media degli ultimi 10 anni è di 4,7 GtCO2 l’anno, mentre nel 2023 si dovrebbero fermare a 4 GtCO2. C’è una leggera diminuzione, segnala il rapporto annuale preparato dal team internazionale di oltre 120 scienziati che partecipano al Global Carbon Project. Ma non è realmente significativa.
D’altra parte, le emissioni generate dalla deforestazione restano a livelli alti, circa 1,9 Gt di carbonio l’anno in media nell’ultimo decennio. E le misure di riforestazione e afforestazione che mettiamo in campo in tutto il mondo ne riescono a compensare solo due terzi. E le emissioni degli incendi sono salite ai massimi storici, complice una stagione particolarmente significativa.
Infine, la concentrazione di CO2 in atmosfera nel 2023 è arrivata a 419,3 parti per milione (ppm) come media annuale. Il 51% in più rispetto ai livelli del periodo pre-industriale. Metà delle emissioni antropiche continua a essere assorbita dai pozzi di carbonio naturali – terrestri e oceanici – mentre la restante metà si accumula in atmosfera e contribuisce ad accelerare il riscaldamento globale.
Quanto carbonio ci resta prima di sforare 1,5 gradi?
L’edizione 2023 del rapporto di Global Carbon Project include anche un’analisi del budget di carbonio rimanente, cioè della quantità di emissioni di gas serra che possiamo ancora generare prima di sforare il limite di 1,5 gradi.
A differenza di altri studi che hanno fornito stime in proposito, questo rapporto non calcola il budget che resta per superare la soglia per un solo anno, ma per più anni consecutivi. Anche se non c’è accordo scientifico su cosa significhi esattamente “sforare 1,5 gradi”, buona parte della scienza del clima interpreta il limite più ambizioso dell’accordo di Parigi come una soglia da superare in modo continuativo per più anni di fila, e non sporadicamente.
Secondo il rapporto, lo sforamento definitivo degli 1,5 gradi ai ritmi di emissioni attuali si verificherà tra 7 anni, nel 2030, con una probabilità del 50%. Una stima che è in linea con uno degli studi più recenti, che lo fissava al 2029. In entrambi i casi si tratta di previsioni più pessimiste di quelle contenute nell’ultimo rapporto dell’IPCC, che fissava la data intorno alla metà degli anni ’30. “Gli impatti del cambiamento climatico sono evidenti intorno a noi, ma l’azione per ridurre le emissioni di carbonio derivanti dai combustibili fossili rimane dolorosamente lenta”, ha affermato Pierre Friedlingstein del Global Systems Institute di Exeter, che ha guidato lo studio. “Ora sembra inevitabile che supereremo l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi, e i leader riuniti alla COP28 dovranno concordare rapidi tagli alle emissioni di combustibili fossili anche solo per mantenere in vita l’obiettivo di 2°C”.