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L’Ipcc è troppo ottimista sull’aumento del livello dei mari

Aumento del livello dei mari: le stime Ipcc sono troppo basse
credits: Fabio Grandis da Pixabay

Un team di ricercatori danesi rivede al rialzo l’aumento del livello dei mari entro il 2100

(Rinnovabili.it) – L’Ipcc si sbaglia, l’aumento del livello dei mari sarà più rapido e maggiore del previsto. Lo afferma un team di ricercatori danesi del Niels Bohr Institute, sottolineando come le previsioni prodotte con i modelli attuali in realtà non siano del tutto coerenti con i dati delle serie storiche.

Ballano “appena” 25 cm, che però fanno una differenza importante. Secondo il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici, l’ente che raccoglie e armonizza la produzione scientifica sul clima e fornisce i rapporti che stanno alla base della diplomazia climatica mondiale, l’aumento del livello dei mari dovrebbe essere di 1,1 m entro la fine del secolo.

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Gli scienziati danesi invece stimano che l’innalzamento sarà di 1,35 m tenendo come riferimento lo scenario di riscaldamento globale peggiore. Cifra a cui arrivano dopo aver utilizzato le serie storiche di rilevazioni oceaniche per validare i modelli predittivi su cui si è basato l’Ipcc.

Come spiega al Guardian Aslak Grinsted, coautore dell’articolo, i modelli “non sono abbastanza sensibili”, ovvero “non colpiscono nel segno quando li confrontiamo con il tasso di innalzamento del livello del mare che vediamo”. C’è quindi una discrepanza che emerge “confrontando scenari futuri con osservazioni che risalgono indietro nel tempo”.

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I dati su cui hanno lavorato Ipcc e ricercatori danesi sono medie a livello globale. La situazione differisce regione per regione, con il Mediterraneo tra le aree dove il valore dell’innalzamento del livello del mare è tra i più consistenti. In base ai dati diffusi dall’Enea nel 2019, entro la fine del secolo l’innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 m nell’ipotesi più ottimistica, mentre in uno scenario di riscaldamento globale più sostenuto l’aumento si attesta tra 1,31 e 1,45 m. Secondo Legambiente le aree italiane a rischio entro la fine del secolo, sommate, coprono una superficie pari a quella della Liguria.

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