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ETS: tornano le aste di carbonio in UK (per ora)

Aste di carbonio
Credits: Elionas2 da Pixabay

In UK tornano le aste di carbonio, ma l’ETS continua ad essere un punto critico della Brexit.

 

(Rinnovabili.it) – Adesso che la Brexit è formalmente avvenuta, la Gran Bretagna dovrebbe riavviare le aste sui ‘permessi di inquinamento’, vale a dire la compravendita di emissioni di carbonio che rientra nello scambio di quote del sistema europeo (ETS). Le aste di carbonio dovrebbero ripartire il 4 marzo dopo una pausa di oltre un anno, dovuta principalmente all’incertezza sul processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.  Secondo i piani della Commissione, i volumi delle aste mancate per il 2019 e i primi mesi del nuovo anno saranno ripartiti durante il resto del 2020.

 

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Nonostante la Gran Bretagna dica addio all’Unione, il paese rimane attualmente membro del sistema europeo di scambio di quote di emissioni (ETS), per lo meno durante tutto il periodo di transizione che durerà fino alla fine dell’anno. Ciò significa che le sue centrali elettriche, le compagnie aeree e le industrie dovranno ancora rispettare le norme europee previste dallo schema che addebita agli inquinatori ogni tonnellata di anidride carbonica che emettono. Secondo Reuters, gli analisti stimano che per le aste di carbonio la Gran Bretagna disponga di circa 110 milioni di sterline di autorizzazioni, denominate quote UE.

 

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Nel corso del 2018, il Regno Unito aveva interrotto le aste sulle autorizzazioni nazionali di carbonio, proprio mentre i negoziati sulla Brexit erano in corso. Tuttavia, le aste di carbonio sarebbero comunque state necessarie, proprio poiché la Brexit non avrebbe visto il paese uscire immediatamente dall’ETS. D’altro canto, quello dell’ETS è un punto negoziale molto delicato per le due controparti: la Gran Bretagna, infatti, a fine anno potrebbe decidere di non conformarsi alle regole europee sul mercato del carbonio e l’UE, se così fosse, potrebbe decidere di applicare la carbon border tax all’ex Stato membro. Il governo inglese, infatti, sembra essere intenzionato ad istituire un proprio sistema di scambio di quote di emissioni, scelta che avrebbe inevitabili conseguenze sull’accesso del paese al mercato unico europeo.

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