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Nella “culla dei ghiacci” dell’Artico l’inverno non arriva più

Il mare di Laptev è fondamentale per l’ecosistema artico: i suoi ghiacci distribuiscono i nutrienti nella regione, senza i quali il plankton può diminuire drasticamente

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Credits: Free-Photos da Pixabay

L’Artico siberiano non riesce a disfarsi di una bolla di calore: acque di 5°C sopra la media

(Rinnovabili.it) – Tutti gli anni, nelle prime due settimane di ottobre, il mare di Laptev si ghiaccia di nuovo e segna la fine dell’estate artica. Da questo spicchio di mare siberiano dipende l’estensione del ghiaccio artico in parte del resto della calotta. Il 2020 è sulla buona strada per segnare un altro record negativo: quest’anno le acque non sono ancora congelate. Una bolla anomala di calore sta regalando a questo settore di Polo Nord una calda coda estiva.

Il congelamento annuale ritardato nel mare di Laptev è stato causato dal calore incredibilmente protratto nel nord della Russia e dall’intrusione nell’area delle acque dell’Atlantico. Questo sta tenendo le temperature dell’oceano di ben 5°C sopra la media. La situazione è simile in tutto l’Artico, una delle regioni dove il cambiamento climatico sta facendo sentire il suo impatto con più forza. Anche dall’altra parte del Polo Nord. Ad esempio, durante i mesi invernali del 2018 e del 2019, la copertura di ghiaccio del mare di Bering ha raggiunto minimi storici che non si vedevano da migliaia di anni.

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Ma il mare di Laptev ha un ruolo fondamentale per la regione, tanto è vero che viene anche chiamato “la culla dei ghiacci artici”. Il ghiaccio si forma lungo la sua costa all’inizio dell’inverno, quindi si sposta verso ovest trasportando sostanze nutritive attraverso l’Artico. Poi si rompe in primavera nello stretto di Fram, tra la Groenlandia e le Svalbard.

Se il ghiaccio si forma in ritardo nel mare di Laptev, sarà più sottile e quindi più probabile che si sciolga prima di raggiungere lo stretto di Fram. Ciò potrebbe significare meno nutrienti per il plancton artico, che avrà quindi una capacità ridotta di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera.

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Già l’estate siberiana aveva fatto suonare diversi campanelli d’allarme. Temperature sopra la media, persistenti variazioni nelle massime e nelle minime e incendi artici sempre più frequenti sono stati la normalità tra giugno e luglio. Il monitoraggio del programma europeo Copernico ha stabilito che la temperatura media di tutto il territorio nella Siberia artica è stata di oltre 5 gradi al di sopra della norma (con punte che hanno sfiorato i 10 in alcune località) e di oltre un grado superiore alla temperatura del periodo dal 2018 al 2019. 

L’Artico si sta scaldando a una velocità doppia rispetto al resto della Terra. Dipende dal fenomeno dell’amplificazione artica. Una questione di colore e temperatura. La mancanza di ghiaccio (bianco) e il corrispondente aumento delle aree oceaniche e terrestri (scure), fanno crescere la quota di luce solare assorbita anziché riflessa. Questo innesca una sorta di circolo vizioso che riscalda l’area in modo sproporzionato.