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L’Artico avrà più pioggia che neve con 30 anni di anticipo

Un nuovo studio dell’università di Manitoba, in Canada, anticipa dal 2090 al 2060 il momento in cui le regioni più a nord dei 66° di latitudine riceveranno più acqua che neve. Con conseguenze globali

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Foto di Adam Derewecki da Pixabay

L’impatto del climate change sull’Artico

(Rinnovabili.it) – Nell’Artico cadrà presto più pioggia che neve per effetto del riscaldamento globale. Molto presto: con 30 anni di anticipo sulle previsioni. Sarà l’autunno la stagione più stravolta dal cambiamento climatico al di sopra dei 66° di latitudine nord. Nell’Artico centrale, ad esempio, le precipitazioni piovose in autunno sopravanzeranno quelle nevose già nel 2060, invece del 2090 come stimato finora.

Sarà un cambiamento epocale le cui conseguenze non saranno limitate all’Artico ma si faranno sentire in tutto il globo. Lo rivela uno studio dell’università di Manitoba pubblicato su Nature Communications. Valutare con precisione queste conseguenze per ora è impossibile. Non sappiamo quanto, ma sappiamo cosa cambierà.

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Meno neve significa un’area più vasta di Artico non ghiacciato. Mentre la neve, bianca, riflette molto le radiazioni solari, le acque marine ne assorbono decisamente di più. Ci sarà quindi un’accelerazione del riscaldamento globale generato dall’aumento dell’energia incamerata dall’Artico. Scioglimento dei ghiacci, compresi quelli terrestri, che porterà all’innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo. Si scioglierà più rapidamente il permafrost, che racchiude ingenti quantità di metano ma anche agenti patogeni pericolosi per l’uomo come l’antrace.

Un Artico più piovoso che nevoso, e quindi più caldo, renderà ancora più intensi e frequenti gli estremi climatici fuori dalla regione. Si modificherà infatti la corrente a getto (jet stream) le cui oscillazioni verso sud sono associate a piogge torrenziali e ondate di calore estreme in Europa, Asia e America del Nord, ma anche a ondate di freddo inusuale come quella che ha congelato il Texas e il Messico settentrionale lo scorso febbraio.

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C’è un’altra cattiva notizia. Questi cambiamenti sono già in corso e arrestarli potrebbe rivelarsi impossibile anche mantenendo la temperatura globale al di sotto degli 1,5°C. Come ha messo nero su bianco l’ultimo rapporto dell’Ipcc sul cambiamento climatico, pubblicato ad agosto 2021, il global warming di origine antropica ha già innescato dei processi che non si fermeranno per secoli o addirittura millenni, a prescindere da cosa faremo d’ora in avanti per il clima.