La cesura con l’olocene, l’epoca in cui abbiamo vissuto fin da 11.700 anni fa, è ricondotta alla presenza di tracce di plutonio, derivate dai test nucleari, e di derivati dalla combustione delle fonti fossili, nei sedimenti del lago Crawford, in Ontario
Il gruppo di lavoro sull’antropocene ha scelto il sito candidato a definire l’inizio della nuova era geologica
(Rinnovabili.it) – Dagli anni ’50 la Terra è entrata in una nuova era geologica. Un’epoca che porta il marchio dell’uomo come nessun periodo precedente. Cioè il plutonio disperso con l’inizio dei test atomici negli anni ’50. E i resti della combustione di carbone, petrolio e gas. È questa la nostra firma sulla storia della Terra che apre le porte all’antropocene.
Lo ha stabilito l’Anthropocene Working Group (AWG), un gruppo di lavoro interdisciplinare creato nel 2009 dalla Commissione internazionale sulla stratigrafia (CIS). Il compito? Decidere se l’epoca in cui viviamo è differente dall’olocene, l’epoca geologica iniziata convenzionalmente 11.700 anni fa al termine dell’ultima era glaciale. E individuare indizi geologici forti, i cosiddetti “golden spike”, per supportare l’ipotesi. Prima che l’antropocene sia ufficialmente riconosciuto come epoca geologica a tutti gli effetti, però, serve ancora l’ok finale della CIS.
Definire l’antropocene
Stabilire se l’antropocene esiste e cosa lo definisce non è solo una questione tecnica. Riconoscere l’impatto del modo di vita dell’uomo sulla Terra è un primo passo per affermare che le conseguenze di come produciamo e consumiamo sono globali e stanno influenzando l’intero Pianeta. Significa, in altre parole, riconoscere che quella che chiamiamo spesso “crisi climatica” è in realtà una “crisi planetaria”. Vale a dire una crisi multipla, che tocca sì il clima, ma anche il tema dell’inquinamento e della perdita di biodiversità, come spiega l’ultimo rapporto dell’IPCC.
Non solo. Parlare di antropocene come era geologica significa prendere atto che non si può tornare indietro: la condizione in cui hanno ancora vissuto i nostri bis- o trisnonni è irripetibile. Siamo in un mondo diverso a cui ci dobbiamo adattare. Questo non significa certo che sia inutile impegnarsi per tagliare le emissioni e limitare il riscaldamento globale. Piuttosto, significa sentire di più l’urgenza di mitigare il global warming e la necessità di accelerare sull’adattamento.
Ma per riuscirci bisogna cambiare radicalmente il modo in cui viviamo, perché non siamo più nell’olocene. Riconoscere l’antropocene, in fondo, vuol dire puntare a cambiamenti trasformativi e buttare nel cestino le false soluzioni di cui oggi pullula l’azione climatica.
L’età dell’uomo affiora in Canada
La scelta di cosa determina, dal punto di vista della geologia, l’inizio dell’antropocene, porta in Canada. Il gruppo di lavoro ha optato per i sedimenti del lago Crawford, nella provincia dell’Ontario (2,4 ettari di superficie e 24 metri di profondità), come “segnale molto chiaro” dell’avvio di una nuova era geologica. Tra i 12 candidati considerati c’era anche un sito italiano, le stalattiti della grotta di Ernesto in Valsugana. I sedimenti che si sono accumulati sul fondo del lago contengono tracce chiare dell’attività umana e della sua magnitudo. Nelle carote studiate dall’AWG si rinvengono diversi contaminanti, tra cui granelli di cenere portata dal vento che originano dalla combustione di fonti fossili e tracce di plutonio radioattivo derivato dai test nucleari.
A favore del lago Crawford si è espresso il 60% dei membri dell’AWG. Gli altri propendevano per un sito alternativo: un altro lago situato in Cina, il Sihailongwan. Che a differenza di quello canadese, sostiene la minoranza dei geologi, non è così influenzato dalle attività locali (l’industria fossile canadese) ed è quindi più rappresentativo di una condizione globale.
Altri scienziati che non fanno parte dell’AWG, invece, sono contrari a individuare la golden spike dell’antropocene in un’epoca così recente e preferirebbero una data più indietro nel tempo, che rifletta il fatto che l’umanità impatta in modo importante il Pianeta da molto tempo. Molti studi, in effetti, hanno provato l’influenza decisiva dell’uomo sull’ambiente almeno dall’inizio delle prime civiltà, che coincide con l’avvio dell’olocene. Altri studi sottolineano come l’uomo fosse in grado di trasformare radicalmente l’ecosistema in cui arrivava anche prima, nel pleistocene, ad esempio tramite la caccia.