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Così le compagnie energetiche aggirano l’accordo di Parigi

Accordo di Parigi: il settore oil&gas lo infrangeranno entro il 2037
By Jim Evans – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=89973699

Il rapporto di WBA sul settore oil&gas e il rispetto dell’accordo di Parigi

(Rinnovabili.it) – A meno di un cambio di rotta “drastico e immediato”, le emissioni combinate delle 100 principali compagnie dell’oil&gas si mangeranno quasi l’80% del budget globale di carbonio che ci resta per non sforare l’accordo di Parigi. In uno scenario business as usual, le compagnie energetiche consumeranno già entro il 2037 la loro quota di emissioni di gas climalteranti di cui dispongono per restare entro la soglia degli 1,5°C di riscaldamento globale. Uno scenario non così impossibile, visto che “la maggior parte delle aziende afferma di dover ridurre le emissioni, ma nessuna delle 100 analizzate si è impegnata a fermare l’esplorazione”.

Lo afferma il più completo studio mai condotto sul contributo delle compagnie petrolifere al riscaldamento globale e al raggiungimento dei target di Parigi. Il rapporto è preparato dalla World Benchmarking Alliance e lancia un messaggio molto chiaro: il settore oil&gas ci farà mancare gli obiettivi climatici al 2050. Per cambiare strada c’è una sola possibilità, cioè lasciare i combustibili fossili sotto terra.

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Il rapporto incrocia dati provenienti da fonti diverse, tra cui il Carbon Disclosure Project, e li legge attraverso la metodologia “Assessing low Carbon Transition (ACT)” di ADEME confrontando i risultati con la recente strategia globale dell’IEA verso emissioni nette zero al 2050. Il grosso della responsabilità grava sulle spalle di aziende statali (54%), mentre le 7 major pesano per il 13% del budget di carbonio totale a disposizione e le compagnie indipendenti per il 12%.

“La produzione dei giacimenti di petrolio e gas già approvati delle 100 società brucerà e supererà il budget di carbonio di 1,5°C del settore entro il 2037”, si legge nel rapporto che stima la quantità delle emissioni locked-in a 393 Gt (per l’IEA il totale a disposizione è 500 Gt). “Nonostante questa calamitosa traiettoria, le aziende più influenti del settore stanno volutamente andando nella direzione opposta”. Con un approccio che viene battezzato ‘prendi quello che puoi, mentre puoi’. E conclude: “Le aziende devono abbandonare petrolio e gas, non solo per proteggere il nostro pianeta, ma anche per garantire la propria sopravvivenza in un’economia a basse emissioni di carbonio”.

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E le strategie annunciate per la transizione verso la neutralità climatica? Parole e poco altro, spiega il rapporto che le definisce “specchietti per le allodole”. Basti pensare che solo 5 delle 100 aziende analizzate hanno, nei loro board, figure con la competenza necessaria per stendere dei piani di transizione simili. E infatti non si va a incidere là dove servirebbe di più, cioè nelle emissioni generate a valle (Scope 3): solo 3 aziende su 100 le hanno inserite in qualche modo nei loro piani strategici.

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