Ci rivolgiamo non tanto ai singoli cittadini – che comunque fanno bene ad informarsi su questi temi cosi scottanti – quanto piuttosto agli amministratori a tutti i livelli di governo, sono loro infatti che devono comprendere questo tema e agire di conseguenza. I cambiamenti climatici richiedono in effetti un approccio che non si limiti alla pur essenziale mitigazione. L’atmosfera e l’oceano purtroppo “ricordano” le emissioni climalteranti del passato, e anche gli sforzi di mitigazione più intensi e virtuosi (tagliare drasticamente le emissioni di gas serra) non riescono a cancellarne gli effetti inerziali sul clima. Anche in Italia siamo in realtà già in presenza di cambiamenti climatici rilevanti, documentati per esempio sul sito del Cnr-Isac, e molte analisi evidenziano la probabile prosecuzione di questi cambiamenti per i decenni a venire sia a livello globale che locale.
1. DOCUMENTARSI È dunque necessario introdurre o approfondire a livello politico il concetto di “pianificazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici”. A questo proposito si ricorda che Ipcc (comitato dell’Onu sui cambiamenti climatici) dedica alla valutazione degli impatti e all’adattamento l’intero secondo volume del proprio rapporto periodico di valutazione e che ha recentemente prodotto uno specifico volume sul tema degli eventi estremi. La Commissione europea ha varato di recente la piattaforma web Climate-Adapt, dedicata a far conoscere, diffondere e sostenere questo tipo di pianificazioni. Anche il governo sta provvedendo alla stesura di una strategia nazionale di adattamento, a cura del Ministero per l’ambiente.
2. ATTIVARSI È necessario costituire un gruppo di lavoro altamente interdisciplinare dove siano presenti esperti di cambiamenti climatici, reperibili presso diverse amministrazioni e centri di ricerca, e rappresentanti di tutti i settori dell’amministrazione, della società civile, delle attività produttive.
3. ESAMINARE GLI ELEMENTI DI BASE Il gruppo di lavoro deve acquisire informazioni scientifiche appropriate sul cambiamento climatico previsto per propria la zona di interesse (ad esempio per l’Emilia-Romagna queste informazioni sono disponibili presso il Servizio IdroMeteoClima di Arpa).
4. PERICOLI CLIMATICI Il gruppo di lavoro deve esaminare ed elencare i pericoli climatici di rilievo per la propria zona di interesse, possibilmente definendoli anche in termini quantitativi (p.e. rischio di ondate di calore estive in aumento del 10%, aumento del livello del mare 3 cm/decennio ecc.)
5. DEFINIRE I SISTEMI A RISCHIO Il gruppo di lavoro deve definire e descrivere i diversi sistemi e sottosistemi urbani, rurali e naturali che possono subire impatti e criticità a causa del mutamento climatico incombente.
6. VALUTARE LA VULNERABILITÀ Si procede quindi ad incrociare tra loro i pericoli climatici con i sistemi stessi (es. il sistema sanitario, di fronte ad un aumento delle ondate di calore estive subirà maggiori pressioni a causa degli effetti sugli anziani non autosufficienti, mentre a causa del prolungamento del periodo vegetativo subirà un allungamento della stagione pollinica), valutando le possibili conseguenze in termini di accettabilità, gravità e tempi (breve, medio, lungo termine).
7. CONDIVIDERE È altamente auspicabile che gli elementi informativi così ottenuti siano condivisi con la popolazione sia per informare che per raccogliere suggerimenti e indicazioni. Fare tutto da soli nel chiuso dell’amministrazione e dei suoi comitati è sempre un grave errore.
8. PIANIFICARE A questo punto è necessario procedere alla stesura del piano di adattamento, con la definizione dettagliata delle misure, con opportuna valutazione dei costi, assegnazione delle responsabilità e delle scadenze temporali.
9. SINERGIZZARE È molto importante che le azioni di adattamento non siano foriere di ulteriori emissioni serra, che non abbiano effetti inquinanti e possibilmente che abbiano anche effetti di mitigazione ovvero che inducano una diminuzione delle emissioni.
10. RIVEDERE È essenziale che i piani di adattamento vengano riesaminati periodicamente alla luce di nuovi elementi intervenuti e in termini di efficacia/efficienza, e che il piano sia quindi inserito in un vero e proprio processo di adattamento ai cambiamenti climatici.