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Cambiamenti climatici: Ue immobile fino al 2020

Cambiamenti climatici Ue immobile fino al 2020

 

(Rinnovabili.it) – Nessun ulteriore impegno sui cambiamenti climatici, nessuna revisione degli obiettivi di riduzione delle emissioni. La Commissione europea resterà immobile anche se l’accordo sul clima, siglato alla COP 21, ha chiesto che gli impegni delle parti vengano riesaminati nel 2018.

La dichiarazione, per la verità, non è ancora pubblica, ma Reuters ha visto il testo preparato in vista di una riunione dei ministri dell’Ambiente europei in agenda per venerdì. Secondo il documento, i target esistenti «si basano su proiezioni globali che sono in linea con l’ambizione a medio termine dell’accordo di Parigi». Tradotto: non ci servono altre misure per affrontare i cambiamenti climatici.

Se ne occuperà la prossima Commissione nel 2019, come ha già anticipato Miguel Arias Cañete, responsabile clima ed energia dell’esecutivo Juncker. La scelta dell’immobilismo rappresenta una vittoria per le industrie fossili e per gli Stati membri che le supportano. In particolare, a stappare bottiglie sarà la Polonia, la cui economia si basa pesantemente sul carbone.

 

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Miguel Arias Canete

Nel frattempo, l’Ue rimarrà inchiodata ad un obiettivo generale di riduzione delle emissioni di “almeno il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”. Un target fissato dal Pacchetto Clima-Energia, che già oggi rende complesso il negoziato con gli Stati membri, tra i quali vanno divisi i compiti.

Altra nota di demerito: la politica climatica dell’Unione si basa sul limite dei 2 °C di riscaldamento globale, una soglia ormai ritenuta obsoleta e insufficiente a prevenire gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici. Perfino il debole accordo della COP 21 ha proposto che le parti contraenti si impegnino a centrare l’obiettivo degli 1,5 °C. Ma la Commissione europea si nasconde dietro alla necessità di un nuovo report dell’IPCC, atteso per il 2018, da cui prendere spunto per rivedere i suoi impegni. Nel frattempo, sarà entrato in carica il nuovo esecutivo. E finalmente Cañete potrà tornare tra alla sua vita di tutti i giorni, tra le fila dell’industria del petrolio.

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