Il Programma Ambientale delle Nazioni Unite ha lanciato oggi uno studio congiunto in merito alle conseguenze dei cambiamenti climatici nelle regioni del Sahel e dell'Africa occidentale
E’ stato reso noto ieri, in occasione della Conferenza sui cambiamenti climatici di Durban, uno studio congiunto del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), l’Organizzazione internazionale per la Migrazione, l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari, l’United Nations Unvarsity e del Comitato permanente interstatale per la lotta contro la siccità nel Sahel. L’indagine fornisce nuove prove riguardo le forti conseguenze dei cambiamenti climatici nel Sahel e l’Africa occidentale, in particolare sulla sicurezza alimentare e la stabilità regionale. Lo studio ha analizzato i trend, seguiti negli ultimi 40 anni, da temperature, precipitazioni, siccità e inondazioni e le loro implicazioni sulla disponibilità delle risorse naturali, mezzi di sostentamento, migrazioni e conflitti, in 17 paesi dell’Africa occidentale.
Dall’analisi è emerso un aumento complessivo della temperatura media stagionale di circa un grado centigrado tra il 1970 e il 2006, oltre ad un incremento della frequenza delle inondazioni e delle zone colpite. A pagarne lo scotto, negli ultimi 24 anni, sono state soprattutto nelle aree del sud come il Burkina Faso e la Nigeria, con circa 10 inondazioni in tutto il periodo. Al contrario nel Ciad, Mali, Mauritania e Niger si sono registrate tra sei e dieci stagioni di siccità tra il 1982 e il 2009. Attraverso un innovativo processo di mappatura sono stati identificati ben 19 “punti caldi del clima”, in cui i cambiamenti sono stati più gravi. Questi hotspot si concentrano soprattutto nella parte centrale del Sahel, in Niger, Burkina Faso, Ghana, e aree settentrionali del Togo, Benin e Nigeria. Condizioni variabili di inondazioni, alternate a periodi di siccità, hanno influito negativamente sulla disponibilità delle risorse naturali da cui dipendono tali popolazioni. Inoltre fattori come la crescita demografica e malgoverno hanno portato ad una maggiore concorrenza per le scarse risorse e il cambiamento dei modelli migratori della regione, con relativo aumento dei conflitti. Tali cambiamenti delle precipitazioni hanno contribuito a modificare i mezzi di sussistenza delle popolazioni, con un incremento dell’agropastoralismo.
“Quest’analisi evidenzia come la concorrenza fra le comunità per le scarse risorse, specialmente per le terre, acqua e foreste, è già una realtà in Africa occidentale. Solo la cooperazione regionale potrà rappresentare la chiave per limitare le possibilità di conflitto e il dissesto ambientale, e la conseguente migrazione “, ha dichiarato Achim Steiner, Sottosegretario Generale Onu e Direttore Esecutivo UNEP. Steiner ha inoltre messo in luce l’urgenza di creare un Green Fund e misure di supporto dedicate alla riduzione delle emissioni da deforestazione e del degrado forestale, per un totale di 100 miliardi di dollari entro il 2020. Per mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici occorrerebbe quindi adottare politiche di adattamento, promuovere la cooperazione regionale ambientale e la creazione di un economia verde, rafforzare azioni preventive, dare priorità alla raccolta sistematica di dati e sistemi di allarme precoce.