Un gruppo di geografi ha sviluppato un modello in grado di calcolare che il 54% dei cambiamenti della vegetazione mondiale può essere attribuito agli effetti del riscaldamento globale
(Rinnovabili.it) – A causa dei cambiamenti climatici, nelle isole ghiacciate del sud della Groelandia potrebbero un domani crescere rigogliosamente verdure di stagione. Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori dei Paesi Bassi e dell’Università di Zurigo che, grazie ai dati satellitari ottenuti negli ultimi 30 anni, ha sviluppato un modello in grado di quantificare in che misura la variabilità del clima, l’attività umana o una combinazione dei due sia responsabile dei profondi cambiamenti registrati nella diffusione della vegetazione mondiale.
I geografi hanno in particolare rilevato che circa il 54% dei mutamenti della vegetazione può essere attribuito agli effetti del riscaldamento globale, mentre l’attività umana è responsabile solo per un terzo.
Il gruppo di ricercatori ha rilevato che se da un lato la vegetazione è diminuita a sud dell’Equatore, dall’altro è aumentata nell’emisfero settentrionale. Ci sono prove che un tempo le distese aride del deserto del Sahara ospitavano una flora lussureggiante, tanto da essere soprannominate “il granaio del Nord Africa”. Allo stesso tempo un processo inverso è in corso in Groelandia, dove il rapido riscaldamento dell’Artico permetterà in futuro la crescita di una ricca area verde.
Ed è infatti il clima a governare l’attività stagionale della vegetazione: nelle medie latitudini con clima umido, infatti, la temperatura è il fattore che maggiormente influenza la crescita delle piante; nelle aree prevalentemente secche il fattore è rappresentato invece dalla disponibilità di acqua, mentre nelle alte latitudini dall’irraggiamento solare.