La minaccia colpisce il ghiacciaio Jianggudiru da cui ha origine il Fiume Azzurro, il corso d'acqua più lungo di tutta l'Asia
(Rinnovabili.it) – Il ghiacciaio da cui ha origine il più grande corso d’acqua della Cina e dell’Asia, il Fiume Azzurro, si sta ritirando a ritmi impressionanti. Negli ultimi 6 anni i suoi margini sono diminuiti di circa 34 metri, con una progressione importante rispetto ai decenni precedenti. Sono i dati raccolti dal Green River Environmental Protection Association (GREPA), l’organizzazione basata nella provincia del Sichuan che monitora l’alto corso del fiume, che individua nei cambiamenti climatici il principale responsabile.
Il ghiacciaio Jianggudiru si trova nell’estremo lembo occidentale della Cina, incastonato nell’immensa regione montuosa del Tibet e dell’Himalaya. Fonte preziosissima di acqua e bacino di stoccaggio naturale per tutto la parte meridionale del Paese, è da decenni in lotta con un clima sempre più rovente. Anche dalla sua consistenza dipendono milioni e milioni di persone che vivono lungo le sponde del fiume, oltre a una notevole quantità di ecosistemi e habitat naturali già duramente provati dall’inquinamento.
Il ritiro del ghiacciaio iniziò già negli anni ’70, dapprima piuttosto lentamente. La prima accelerazione fu registrata tra il 1989 e il 1994; dall’anno seguente la situazione non ha fatto altro che peggiorare. Fino a quel momento, infatti, il ritmo non aveva mai superato i 2 metri all’anno. Bastano questi numeri per comprendere la portata di quanto sta accadendo adesso: il ritmo a cui sta sciogliendo da qualche anno a questa parte è di ben 6 metri l’anno, il triplo. «E’ una prova diretta degli effetti dei cambiamenti climatici a livello globale», ha dichiarato il presidente di GREPA Yang Xin all’agenzia stampa cinese Xinhua.
La Cina è il maggior responsabile mondiale di emissioni di CO2. Ridurre drasticamente l’uso di carbone e promuovere forme di energia più pulita è fondamentale per il Paese e per le sorti del clima globale. È anche l’unico modo in cui Pechino potrà tentare di mantenere il suo impegno dello scorso dicembre alla COP21 a raggiungere il picco di emissioni nel 2030.