(Rinnovabili.it) – L’Europa si sta riscaldando più in fretta della media del Pianeta e va incontro a molteplici rischi climatici. Lo afferma un report peer-reviewed prodotto dall’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), che raccoglie i contributi di circa 60 istituti di ricerca diversi e indaga a 360 gradi le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Le temperature terrestri superficiali, si legge nel rapporto, registrano già un riscaldamento di 1,5°C superiore alla media dell’èra pre-industriale, mentre le temperature misurate a un metro da terra restano intorno ai +0,83-0,89°C. Il secondo è l’indicatore che normalmente viene usato per quantificare il riscaldamento globale, ma il primo dato mette in guardia: la situazione è meno stabile di quanto possa apparire.
Così l’EEA mette nero su bianco una valutazione di quanto il nostro continente sia vulnerabile ai cambiamenti climatici e quali saranno i fenomeni più evidenti e pericolosi. I paesi che si affacciano sull’Atlantico avranno piogge più abbondanti, connesse ad un rischio più grande sia di inondazioni che di tempeste distruttive. Le temperature sulle Alpi e sui Pirenei raggiungeranno livelli tali da far scomparire i ghiacciai, mentre il Mediterraneo e i paesi che vi si affacciano saranno colpiti da un drastico aumento delle ondate di calore, delle fasi di siccità, con l’aumento di raccolti inutilizzabili e incendi boschivi.
Non sono scenari nuovi, tutt’altro. “Abbiamo più dati che confermano che l’innalzamento del livello dei mari sta accelerando – spiega Hans-Martin Fuller, uno degli autori del report – Ci sono anche le prove che le precipitazioni violente sono aumentate in Europa. Queste causano le inondazioni. Le proiezioni climatiche stanno diventando vere”. L’Agenzia calcola che le nostre estati durano 10 giorni in più che nel 1992. La previsione è che nel giro di alcuni decenni in paesi come la Spagna i raccolti matureranno in quello che, formalmente, è pieno inverno.
L’EEA guarda con preoccupazione anche alla biodiversità e alla tenuta degli ecosistemi. Le specie si stanno adattando alle temperature in salita, modificando i loro cicli di vita per stare al passo dei cambiamenti nelle stagioni, ma non riescono a mutare abbastanza in fretta. Questo, sostiene il report, può causare squilibri in molti ecosistemi, con estinzioni locali e migrazioni di massa. Discorso analogo quello sugli oceani e sui mari: l’uso di fertilizzanti agricoli sta moltiplicando le “zone morte”, cioè senza ossigeno, soprattutto nel mar Baltico, mentre lo scioglimento della calotta polare – in costante crescita – favorisce l’acidificazione degli oceani.