Crollo del Prodotto interno lordo dal 2050, questo l’effetto sull’economia italiana dei cambiamenti climatici
(Rinnovabili.it) – In apertura degli Stati Generali della Green Economy, verrà presentata la Relazione 2019 sullo stato della green economy con un focus sugli impatti economici dei cambiamenti climatici in Italia, realizzato dall’European Institute on Economics and the Environment in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Italy4Climate.
Secondo il report, nel nostro paese la crisi climatica non solo rallenterà la crescita, ma aggraverà ancor di più il divario Nord-Sud, con un aumento della disuguaglianza regionale stimato del 60% nella seconda metà del secolo. Le proiezioni contenute nello studio, infatti, evidenziano che le regioni meridionali e le isole riporteranno perdite del 5-15% nel 2050 e del 5-25% nel 2080. Tuttavia, anche al nord si registreranno spiccate perdite, soprattutto nelle aree della provincia di Venezia. Si nota anche, seppur meno marcata, una dicotomia tra aree adriatiche e tirreniche, con le prime meno impattate delle seconde.
Inoltre, il report mette in luce che i maggiori danni economici in Italia sarebbero quelli causati dalle alluvioni e dal dissesto idrogeologico; quelli all’agricoltura per una variazione delle produzioni e una diminuzione delle rese; quelli arrecati al turismo per l’avanzamento dell’erosione delle spiagge, la mancanza di neve in montagna, la frequenza degli eventi atmosferici estremi. Inoltre, i costi dei consumi di energia elettrica per il raffrescamento continueranno a crescere e anche quelli sanitari per l’aumento delle patologie legate all’aumento delle temperature.
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Se in Italia si rischia di avere perdite di alcuni punti percentuali di Pil già a metà secolo, fino ad arrivare a crolli del 10% dal 2050 (pari a circa 130 miliardi di euro l’anno), la situazione del sistema produttivo e finanziario su scala globale non sembra essere migliore. Ad esempio, come mostra uno studio pubblicato sulla rivista Nature Climate Change da quattro ricercatori italiani (che lavorano presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università Bocconi, il Politecnico di Milano e l’European Institute on Economics and the Environment), i danni alle infrastrutture causati da eventi estremi e il calo di produttività delle imprese potrebbero far impennare i fallimenti delle banche (da +26% fino a +248%), mentre il salvataggio degli istituti finanziari insolventi potrebbe costare ai governi circa il 5-15% del Pil annuale, con un’esplosione del debito pubblico che potrebbe arrivare a raddoppiare nel 2100.
Lo studio dimostra che il 20% della riduzione della crescita non sarà attribuibile agli impatti diretti dei cambiamenti climatici, ma proprio agli effetti ancora imprevedibili sul sistema bancario e finanziario. Alla luce di ciò, escludere il sistema finanziario da una valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici potrebbe portare ad una loro sottostima con gravi conseguenze sulle strategie di mitigazione.
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Rispetto alla situazione italiana, come ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “il nuovo governo ha posto fra le priorità programmatiche un Green New Deal: una proposta che gli Stati Generali della Green Economy sostengono da qualche anno come via per affrontare congiuntamente la crisi climatica e il rilancio dello sviluppo sostenibile dell’Italia basato sulla green economy. Lo studio sugli impatti economici della crisi climatica vuole contribuire a meglio definire le ragioni della green economy per un Green New Deal”.
Gli Stati Generali della Green Economy, che avranno come tema proprio il Green New Deal e la sfida climatica, sono promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione Europea. L’evento si terrà il 5 e 6 novembre 2019 alla Fiera di Rimini di Italian Exhibition Group, nell’ambito di Ecomondo.