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Cambiamenti climatici e città: che fare?

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Credit: Max Pixel – Creative Commons Zero – CC0

(Rinnovabili.it) – Città sempre più fragili a causa dei cambiamenti climatici. Fragili dal punto di vista fisico, ambientale e sociale. Se ne parla in Urban Fuel Poverty (editor K. Fabbri Elsevier, 2019), che affronta il tema con un approccio multidisciplinare: politico-economico, climatico-ambientale, urbanistico-architettonico e sociale-medico.

Una delle condizioni di disagio dovute al climate change è la cosiddetta ‘povertà energetica’, ovvero la “situazione nella quale si spende più del 10% del proprio reddito per le bollette energetiche”, secondo la definizione di Brenda Boardman dell’università di Oxford e adottata dal British Government come misura ufficiale per l’Inghilterra. Un tema che è presente nei recenti report IPCC 2018, il 2030 Agenda for Sustainable Development dell’ONU e il Clean Energy for All Europeans della Commissione Europea. L’Europa, inoltre, ha costituto un proprio Energy Poverty Observatory mentre in Italia è di recente costituzione il Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica).

 

Di correlazione tra contesto climatico e forma urbana si scrive nel contributo di Teodoro Georgiadis, ricercatore dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe, ex Istituto di biometeorologia Ibimet). Georgiadis sottolinea quanto i fenomeni estremi invernali (temperature, precipitazioni) ed estivi (ondate di calore) “dipendano da come è fatta la città: densità di edificazione, impermeabilizzazione dei suoli, caratteristiche edili, etc. E, viceversa, quanto la forma urbana possa aumentare l’incidenza negativa di tali fenomeni sulla salute delle persone”, spiega Georgiadis. “Ad esempio, il temporale autorigenerante che il 23 giugno 2013 colpì Rimini, dove furono rilevati 123 mm di pioggia in un’ora, e che mise in ginocchio le attività turistico commerciali, provocando la perdita di due vite umane, rese evidente quanto i fenomeni intensi impattino sui servizi e sulle strutture urbanistiche delle città che, essendosi sviluppate su altri regimi atmosferici, sono difficilmente in grado di rispondere in modo resiliente a questi shock improvvisi. Il clima e il suo mutamento devono quindi essere considerati come parametri essenziali quando si studia l’assetto da dare alla città”.

 

E poi c’è il ruolo dell’architettura quale fattore di incremento del rischio di vulnerabilità energetica. Ne scrive Kristian Fabbri, docente del Dipartimento di architettura dell’Università di Bologna. Secondo il professore, gli immobili con ridotte prestazioni energetiche comportano infatti alti costi e condizioni dei parametri lontani dalla soglia di comfort. “La condizione di povertà energetica costituisce uno dei fattori epidemiologici che può comportare impatti sulla salute della popolazione, in termini di morbilità e mortalità, in relazione alle cool waves (ondate di freddo) e heat waves (ondate di calore). Ritorna utile ricordare i dati della heat wave dell’estate eccezionale del 2003 che ha portato, in Italia e in Francia, a più di 15.000 morti”, sottolinea Fabbri.

A conclusione del volume, si passa all’azione, con le strategie per agire mediante azioni politiche (legislazione e incentivi per l’efficienza energetica, mercati dell’energia, etc.) soluzioni tecnologiche e programmi sociali basati su formazione, informazione degli utenti e gestione dei programmi di governance nell’ambito delle politiche sociali, incluso il social housing.

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