Cala il numero delle vittime grazie ai sistemi di allerta precoce. Tuttavia, aumenta il numero di catastrofi dovute ai cambiamenti climatici
(Rinnovabili.it) – Il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato dalle statistiche, e i disastri legati ai cambiamenti climatici rappresentano una quota sempre più preminente delle calamità che ogni anno colpiscono la Terra. Lo afferma un rapporto pubblicato ieri dall’Ufficio ONU per la riduzione del rischio di catastrofi (UNISDR).
L’analisi rileva che i 5 Paesi più colpiti da questi fenomeni estremi nel 2015 sono stati Cina (26), Stati Uniti (22), India (19), Filippine (15) e Indonesia (11).
Secondo il capo dell’Ufficio dell’ UNISDR, Robert Glasser,«98,6 milioni di persone sono state colpite dalle calamità durante lo scorso anno. Il clima, complice un intenso El Niño, è stato un fattore scatenante nel 92% di quegli eventi». Il costo economico complessivo è stimato in 66.5 miliardi di dollari.
Il messaggio principale che il rapporto tenta di mandare ai decisori politici è il seguente: urgono una riduzione drastica delle emissioni di gas serra e politiche serie per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Bisogna investire in sistemi di allerta precoce sempre più precisi e in edilizia antisismica, dal momento che il terremoto in Nepal è il fenomeno che più ha fagocitato vite umane durante il 2015. Circa 8.800 persone sono morte in seguito al sisma, responsabile di oltre un terzo dei 22.773 decessi legati alle catastrofi.
La mortalità legata a tutti i disastri nel loro complesso è considerevolmente sotto la media decennale. Dai 76.424 decessi (media annua 2005-2014) siamo scesi a quasi 23 mila. «Sembra che i sistemi di allerta precoce stiano funzionando – ha dichiarato il direttore del Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED), Debarati Guha-Sapir – Questi numeri giustificano ulteriori investimenti nel settore».
Le statistiche del 2015, tuttavia, potrebbero essere parzialmente viziate da una sottostima delle vittime causate da ondate di caldo, che in Francia, India e Pakistan hanno mietuto migliaia di vite.
Tutti i numeri delle catastrofi legate ai cambiamenti climatici
L’anno scorso ha registrato 32 gravi siccità in tutto il mondo, oltre il doppio rispetto alla media annua di 15 del decennio precedente. I fenomeni hanno colpito 50,5 milioni di persone, in forte crescita rispetto ai 35,4 milioni della media decennale.
Tradizionalmente, erano le inondazioni ad impattare sul maggior numero di persone. Ma nel 2015 hanno ne hanno coinvolte “solo” 27,5 milioni, contro le 85,1 di media. Anche le vittime (3.310) si collocano ben al di sotto dei valori medi 2005-2014 (5.938). Il Paese più vessato è stato l’India, con 16,4 milioni di persone colpite dal fenomeno.
A causa dell’innalzamento del livello del mare e dell’aumento delle temperature superficiali delle acque, la stagione dei cicloni in Asia e nel Pacifico è risultata piuttosto intensa: 37 uragani e tifoni hanno spazzato quest’area nel 2015, quasi metà delle 90 tempeste totali che hanno causato 996 morti e interessato 10,6 milioni di persone a livello globale. Anche qui, tuttavia, i numeri sono in netto miglioramento rispetto alle medie di 17.778 morti e 34,9 milioni di persone colpite.
Le ondate di caldo, nell’anno in cui le temperature globali hanno raggiunto nuovi record, hanno mietuto 7.346 vite: la Francia è il Paese più colpito (3.275), più di India (2.248) e Pakistan (1.229). Nel complesso, 1,2 milioni di persone hanno accusato disagi da temperature estreme nel 2015. La media decennale conta 7.232 morti e 8,7 milioni di interessati.
Le frane innescate da forti piogge hanno ucciso 1.369 persone, colpendone 50.332, mentre gli incendi hanno causato 66 vittime e interessato mezzo milione di persone.