(Rinnovabili.it) – Sono ben 100 milioni le persone che, a causa dei cambiamenti climatici, rischiano di finire in condizioni di povertà estrema entro il 2030. Che si tratti di inondazioni nelle baraccopoli di Mumbai o di siccità nel Sahel, poco importa: la cifra, fornita dalla Banca Mondiale, è impressionante. L’istituto chiede nel suo ultimo rapporto un sostegno mirato per aiutare le comunità emarginate a far fronte a questi rischi.
«Quando guardiamo alla povertà, scopriamo che già oggi gli shock e le tensioni legate al clima rappresentano un ostacolo per le persone in fuga dall’indigenza – ha detto l’autore principale del report, Stephane Hallegatte – Il cambiamento climatico li renderà peggiori».
Gli impatti principali delle più estreme condizioni meteorologiche riguardano la salute e la sicurezza alimentare. Le previsioni disegnano scenari in cui le ondate di calore diverranno più letali, vi sarà un dilagare della malaria e dei disastri naturali che danneggiano i raccolti. Spesso, questi effetti sono misurati in termini di PIL, ma Hallegatte mette in guardia sul fatto che un simile approccio non permette di cogliere i costi umani del cambiamento climatico nella loro interezza.
«I poveri non contano – taglia corto l’esperto – Sono così poveri che nella maggior parte dei casi non vengono censiti dalle statistiche nazionali». Invece, lo studio della Banca mondiale si basa su dati ricavati da ricerche su famiglie provenienti da oltre 90 Paesi. Quelle che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno – la soglia comunemente accettata per definire la povertà estrema – sono più vulnerabili ai disastri climatici rispetto al resto della popolazione.
Per evitare che i cambiamenti climatici non rendano inutili le politiche per la riduzione della povertà, il rapporto raccomanda di investire in infrastrutture elastiche, reti di sicurezza sociale e misure di adattamento.
Non tutto dipende da aiuti stranieri: la Banca Mondiale stima che il 70% dei poveri del mondo vive in Paesi che sarebbero in grado di implementare politiche migliorative con risorse interne.
In parallelo, secondo il rapporto, i piani per ridurre le emissioni di gas serra dovrebbero essere costruiti in modo da non penalizzare i più poveri. Il taglio dei sussidi ai combustibili fossili, per esempio, può essere bilanciato con investimenti nel settore sanitario.