Dall’Università di Milano-Bicocca e la Brown University quattro elementi per raggiungere un compromesso che permetta di rompere lo stallo sulle decisioni per limitare il climate change
In questo modo, ad esempio, le tonnellate di gas serra immesse nell’atmosfera dalla Cina per produrre le auto vendute sul mercato europeo andrebbero imputate all’Unione Europea e sottratte alla repubblica popolare. Ciò, spiega Grasso, “aiuterebbe a trovare un accordo sul clima perché i due Paesi leader sulla scena mondiale, Cina e Stati Uniti, sarebbero, rispettivamente, avvantaggiati o non eccessivamente penalizzati e quindi sarebbero invogliati a adottare un’azione internazionale concertata per abbattere le emissioni”. Il nuovo calcolo permetterebbe infatti alla Cina, da qui al 2050, di aumentarle del 3.6% e alla Russia del 2%; l’India andrebbe in pari e gli Stati Uniti dovrebbero ridurle solo del 1.9%. Il “costo” più alto in termini di riduzioni delle emissioni sarebbe sostenuto dall’Unione Europea che, con il nuovo sistema di calcolo basato sui consumi, sarebbe costretta ad abbatterla del 7%.
“Tuttavia – aggiunge il ricercatore italiano – anche l’Unione Europea troverebbe la sua convenienza in questo compromesso. La UE, infatti, ha definitivamente perso la leadership sul clima dopo la conferenza di Copenaghen del 2009. Sopportando e sostenendo una riduzione così consistente tornerebbe a giocare un ruolo centrale nelle politiche internazionali sul clima e sulla protezione dell’ambiente”.