Rinnovabili

C40: trentacinque sindaci si impegnano per l’aria pulita

C40 copenaghen
Foto di Rolands Varsbergs da Pixabay

Durante il vertice C40, 35 sindaci hanno firmato la Clean Air Cities Declaration per una migliore qualità dell’aria

 

(Rinnovabili.it) – In assenza di risposte dai piani alti, sembra che i governi locali si stiano mobilitando per affrontare la crisi climatica. L’11 ottobre scorso, infatti, i sindaci C40 di 35 città nel mondo hanno firmato la Clean Air Cities Declaration, impegnandosi a fornire aria pulita per le oltre 140 milioni di persone che vivono nelle loro città. Basata sul diritto di ciascun individuo a respirare aria pulita, la dichiarazione rappresenta il primo passo per la formazione di una coalizione globale.

 

Rilasciata a Copenaghen durante il C40, vertice dei sindaci sulla crisi climatica, la dichiarazione fissa degli obiettivi ambiziosi per ridurre l’inquinamento e attuare politiche sostanziali in materia di aria pulita entro il 2025. I sindaci firmatari sono quelli delle città di Amman, Austin, Bangalore, Barcellona, ​​Berlino, Buenos Aires, Copenaghen, Delhi, Dubai, Durban, Guadalajara, Heidelberg, Houston, Jakarta, Los Angeles, Lima, Lisbona, Londra, Madrid, Medellin, Città del Messico, Milano, Oslo, Parigi, Portland, Quezon City, Quito, Rotterdam, Seoul, Stoccolma, Sydney, Tel Aviv-Yafo, Tokyo, Varsavia, Washington DC.

 

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, 7 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. In genere, sono le comunità più povere e vulnerabili ad essere maggiormente colpite dall’aria sporca e inquinata. Attraverso la dichiarazione, i sindaci C40 si impegnano ad adoperarsi per rispettare le Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità, pensando di evitare così almeno 40.000 morti ogni anno.

 

I sindaci, d’altro canto, dispongono di una vasta gamma di strumenti per migliorare la qualità dell’aria: la crescita del trasporto pubblico a basse o zero emissioni; la creazione di zone a zero emissioni; la promozione di carburanti più puliti per il riscaldamento e la cucina; il potenziamento degli incentivi e delle infrastrutture a supporto del ciclismo.

 

>>Leggi anche Solo bus zero emissioni al 2025: la promessa di 12 grandi città<<

 

Tuttavia, riconoscono anche che le città spesso non hanno la capacità di affrontare tutte le cause di inquinamento e fanno appello agli stati nazionali, alle imprese e a tutti coloro che dovrebbero prendersi carico dei cambiamenti climatici e della salute pubblica. La dichiarazione include infatti un messaggio per tutti gli attori responsabili: “useremo tutti i poteri a nostra disposizione come sindaci per contrastare l’inquinamento atmosferico e chiederemo ad altri responsabili delle fonti di inquinamento atmosferico che avvelenano l’aria nelle nostre città di rispettare questo impegno”.

 

Una ricerca presentata durante il vertice mostra che se tutte le città C40 agissero sul settore del trasporto pubblico, dell’edilizia e dell’industria, le emissioni di gas serra sarebbero ridotte dell’87% e le polveri sottili del 50%.

 

Durante l’incontro, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha dichiarato: “Con la Dichiarazione sulle città dell’aria pulita, stiamo segnando una svolta nell’approccio ai problemi di qualità dell’aria, poiché stiamo riconoscendo che l’inquinamento atmosferico e il riscaldamento globale vanno di pari passo. Milano lavora a un Piano per la qualità dell’aria e il clima, integrando le azioni per pulire l’aria che i cittadini respirano con misure per ridurre le emissioni di gas serra”.

 

D’altro canto, l’impegno dei primi cittadini nel mondo va anche ben al di là dell’impegno dei soli sindaci C40. Si tratta, piuttosto, di una lotta capillare e quotidiana, che fa leva su buone pratiche che troppo spesso passano inosservate. Questo è il caso, ad esempio, del sindaco della città di Mackay, Greg Williamson, in Australia, in cui la sfida al cambiamento climatico è aggravata dall’innalzamento del livello del mare (circa l’80% della popolazione vive a poche decine di chilometri dalla costa) e dall’innalzamento delle temperature nelle zone interne.

 

 

>Leggi anche Il climate change mangia le coste: gli aborigeni denunciano il governo australiano<<

 

Come riportato dal New York Times, circa un decennio fa l’Australia era in prima linea rispetto alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, ma nel tempo il governo federale ha perso interesse e nel 2018 i finanziamenti alla ricerca sono drasticamente diminuiti. Così, Williamson è diventato nel corso dell’ultimo anno un serio esperto dei flussi di sedimenti e della flora autoctona. Infatti, ben consapevole di quanto la vegetazione sia fondamentale per la protezione a lungo termine alle coste e delle comunità, Williamson ha promosso progetti di sensibilizzazione e di piantumazione nella città di Mackay, coinvolgendo sempre più frequentemente i residenti della sua cittadina e cercando così di mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Exit mobile version