(Rinnovabili.it) – L’Italia si è liberata dalle vecchie buste di plastica mettendosi definitivamente in regola con le normative Europee. Ma per un paese che dice no alle tradizionali shopping bag a favore dei sacchetti biodegradabili e compostabili ce ne sono tanti oggi che, con questi derivati dal petrolio, debbono ancora fare i conti. Recenti stime vogliono che oggi giorno vengano consumati tra i 500 e i 1.000 miliardi di sacchetti di plastica l’anno in tutto il mondo mentre, nello stesso lasso di tempo, le imprese di vendita al dettaglio spendono circa 4 miliardi di dollari per questa coprire questa voce.
Perché allora non realizzare una mappa che renda immediatamente visibile a livello mondiale chi usa ancora le tradizionali shopping bag e chi invece le ha messe al bando? Nasce con questo proposito la “Plastic Bag Ban Community Map”, cartina virtuale dei progressi fatti a livello globale per affrancare il Pianeta dall’uso delle buste in plastica, studiata dalla Factory Direct Promos. Ma la mappa, realizzata non a caso da un produttore di sporte riutilizzabili, non vuole solo mostrare le politiche adottate dai vari paesi. Questo strumento interattivo si presta soprattutto ad essere una vetrina delle storie che si trovano dietro alle leggi, tasse e divieti imposti a livello nazionale, raccontando come e perché si sia intrapreso o meno un percorso di messa al bando dei sacchetti monouso. Per l’Italia ad esempio, oltre ad essere riportato l’annuncio del decreto attuativo interministeriale Ambiente-Sviluppo – che stabilisce le caratteristiche tecniche consentite per la realizzazione delle bioshopper e le sanzioni per i trasgressori – si spiega anche come prima che entrasse in vigore il divieto fosse dei Ventisette lo Stato Membro con il più alto consumo di buste in plastica.
Ogni utente ha inoltre la possibilità di aggiornare la mappa inviando informazioni al sito web per correggere o aggiornare le informazioni o avvertire di nuovi divieti.