(Rinnovabili.it) – “L’Europa deve passare a un’economia ‘post-petrolio’. Un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili non è più solo una scelta ma una necessità”. Lo ha affermato Máire Geoghegan-Quinn, la commissaria responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza annunciando la nuova strategia adottata oggi da Bruxelles per reindirizzare l’economia comunitaria. O, più precisamente, per dar vita ad una bioeconomia europea.
Il termine fa riferimento ad un sistema ecologicamente e socialmente sostenibile, fondato sull’impiego delle risorse biologiche provenienti da terra e mare e sulla loro conversione e quella dei flussi di rifiuti in input per la produzione di alimenti, mangimi ed energia. In realtà in Europa questo tipo di economia conta già su un fatturato di circa 2.000 miliardi di euro e su oltre 22 milioni di persone impiegate (il 9% dell’occupazione complessiva dell’EU), comprendendo settori quali, l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la produzione alimentare, la produzione di pasta di carta e carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Tuttavia i risultati raggiunti finora non bastano, soprattutto se si calcola il previsto aumento demografico ed il progressivo depauperamento delle risorse primarie che chiedono all’Europa, così come al mondo intero, di rivedere le proprie strategie. Se a ciò si aggiunge che per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia, si calcola che la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico sarà pari a dieci euro entro il 2025, non sorprende la Commissione Ue abbia deciso di dare un segnale forte su questo fronte.
La nuova strategia adottata oggi “Innovating for Sustainable Growth: a Bioeconomy for Europe” si articola su tre assi principali:
- Investimenti nel campo della ricerca, dell’innovazione e delle competenze.
- Lo sviluppo dei mercati e della competitività nei settori della bioeconomia, attraverso un’intensificazione sostenibile della produzione primaria, la conversione dei flussi di rifiuti in prodotti con valore aggiunto, nonché meccanismi di apprendimento reciproco per una migliore efficienza produttiva e delle risorse. Lo smaltimento dei rifiuti alimentari, ad esempio, costa al contribuente europeo tra 55 e 90 euro per tonnellata e produce 170 milioni di tonnellate di CO2.
- Un più stretto coordinamento delle politiche e un maggior impegno delle parti interessate, ottenuti attraverso la creazione di una piattaforma e un osservatorio sulla bioeconomia e l’organizzazione, a intervalli regolari, di conferenze destinate ai soggetti attivi in questo settore.
“Dobbiamo promuovere il passaggio a una società fondata su basi biologiche invece che fossili, utilizzando i motori della ricerca e dell’innovazione. Si tratta di una mossa positiva per l’ambiente, la sicurezza energetica e alimentare e per la competitività futura dell’Europa”, ha aggiunto Geoghegan-Quinn che ha elaborato la strategia in collaborazione con il vicepresidente Tajani e i commissari Cioloş, Damanaki e Potočnik. La strategia, i cui punti nevralgici sono la ricerca e l’innovazione, sarà presentata agli Stati membri dell’UE per la prima volta in occasione del Consiglio “Competitività” il prossimo 21 febbraio 2012.