La Commissione europea pubblica un parere giuridico: i prodotti ottenuti via New Breeding Techniques - gli OGM 2.0 - non sono brevettabili. Ancora nessuna data per la decisione finale
(Rinnovabili.it) – Un piccolo passo avanti sul fronte degli OGM di nuova generazione. La Commissione europea ha approvato all’unanimità un avviso sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche: ribadisce che i prodotti ottenuti tramite “processi essenzialmente biologici” non sono brevettabili. C’è qualche speranza che si vada nella direzione di sbarrare definitivamente la strada a questi nuovi organismi modificati, che grazie alle loro caratteristiche non vengono ancora regolati dalle attuali direttive europee in materia. I nuovi metodi di ingegnerizzazione delle piante sviluppati dalla ricerca, infatti, sono ormai in grado di produrre degli OGM perfettamente legali anche per la normativa europea e italiana.
Il riferimento, quando si parla di “processi essenzialmente biologici”, è alle cosiddette New Breeding Techniques (NBT). Si tratta di metodi sviluppati dopo la direttiva europea del 2001, che regolava gli organismi geneticamente modificati. La novità è che con le NBT nessun DNA estraneo finisce nelle piante create in laboratorio, perché i ricercatori sono riusciti a sopprimere i geni presenti nel genoma dei vegetali senza ricorrere ad un vettore batterico. Così, chi li sostiene afferma che non si tratta di Ogm, mentre chi si oppone ritiene che sia un astuto escamotage per far rientrare dalla finestra gli organismi geneticamente modificati nei mercati europei.
L’intera fase di revisione della direttiva è iniziata nel lontano 2007, quando Bruxelles ha messo in piedi un gruppo di lavoro apposito (New Techniques Working Group) per valutare se tecniche di manipolazione genetica come la cisgenesi, la nucleasi a dito di zinco o l’agroinfiltrazione diano origine a prodotti che rientrano nel campo di applicazione della legislazione sugli OGM. Subito sono aumentate le pressioni da parte di multinazionali come Monsanto, Dow, Syngenta, Bayer e Basf, e così nel 2011 l’industria ha creato una organizzazione lobbistica denominata NBT Platform, il cui obiettivo è ottenere l’esenzione dalla direttiva per tutte, o quantomeno la maggior parte, delle nuove tecniche.