Secondo quanto riportato dalla società, i risultati del test sono stati “inconcludenti”, di qui la scelta di sospendere le attività minerarie per effettuare valutazioni più approfondite. L’azienda stima in 10 milioni di tonnellate annue di minerali ferrosi, la probabile perdita di produttività causata dallo stop del sito.
Si tratta dell’ennesimo contraccolpo per la più grande azienda d’estrazione mineraria al mondo dopo il crollo della diga di Brumadinho, lo scorso 25 gennaio, costato la vita a oltre 300 persone: già a febbraio, Vale SA aveva fermato 10 siti a rischio, mentre l’autorità federale dello Stato del Minas Gerais aveva prospettato valori di rischio eccessivi in circa 4 mila siti di proprietà dell’azienda.
A inizio marzo, il Ceo della società, Fabio Schvartsman, insieme ad altri alti dirigenti di Vale SA, aveva annunciato le proprie dimissioni, seppur in via temporanea, lasciando l’incarico di guidare il colosso minerario al poliedrico Eduardo Bartolomeo che, nei 7 anni di lavoro per l’azienda, ha già ricoperto i ruoli di direttore esecutivo marketing a capo delle attività di estrazione di carbone e produzione di fertilizzanti, oltre a partecipare alle commissioni rischio e finanza per la sua compagnia.