Intanto la municipalità di Rio de Janeiro ha chiuso il principale porto utilizzato per le esportazioni di Vale SA a causa di livelli eccessivi di inquinamento
(Rinnovabili.it) – Un tribunale brasiliano ha ordinato la chiusura di due nuove dighe a ridosso di siti minerari della Vale SA, la più grande compagnia di estrazione di minerali ferrosi al mondo, sotto inchiesta per il crollo della diga di Brumadinho, lo scorso gennaio, in cui persero la vita più di 300 persone.
Il decreto di sospensione delle attività di sversamento nelle dighe a coda è arrivato lo scorso venerdì: Vale SA dovrà dimostrare la solidità strutturale degli impianti di Minervino e di Cordao Nova Vista prima di poter riprendere la produzione, entrambi dotati di dighe a coda costruite a ridosso dei siti minerari come deposito di materiali di scarto e acque tossiche risultanti dall’estrazione di minerali.
Gli impianti brasiliani di proprietà della compagnia sono sotto stretto controllo ormai da tempo: la produzione complessiva di Vale SA dovrebbe subire una contrazione del 21%, pari a 82,8 milioni di tonnellate in meno, rispetto a quanto inizialmente previsto per il 2019 a causa delle limitazioni imposte dalle autorità.
Il calo di produzione, tuttavia, non dovrebbe avere impatto sul mercato internazionale con i costi di materie prime ferrose in crescita, secondo le stime di Karl Luketic, analista della XP Investimentos.
La stessa Vale SA ha sottolineato che la sospensione nell’utilizzo delle due dighe non avrà alcun impatto significativo sulle operazioni d’estrazioni dal momento che gli scarti di produzione sarebbero già stati indirizzati verso altre strutture. La compagnia, tuttavia, non ha precisato quali siano le dighe in questione.
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Secondo quanto riportato dalla compagnia mineraria, un altro ordine giudiziario imporrebbe la sospensione delle attività anche presso la diga di Ouro Preto.
La scorsa settimana, la municipalità di Rio de Janeiro ha chiuso parte del Guaiba Island Terminal, il principale molo portuale utilizzato per le spedizioni internazionali di Vale SA, a causa degli eccessivi livelli d’inquinamento e aveva multato la società d’estrazione, rea di operare senza le necessarie licenze, per 8 milioni di dollari.
Alla borsa di San Paolo, il titolo di Vale SA ha chiuso la settimana scora in flessione dello 0,18%, mentre i concorrenti Rio Tinto e BHP hanno visto quotazioni in forte rialzo. Il rallentamento delle operazioni di estrazione da una parte e le limitazioni al commercio via mare dall’altra hanno avuto un immediato contraccolpo nei volumi di esportazioni di minerali dal Brasile: secondo fonti governative, nelle prime due settimane di marzo sarebbero partite solo 1,29 milioni di tonnellate di materie prime al giorno, in forte calo rispetto alle 1,44 milioni di tonnellate giornaliere registrate a febbraio e alle 1,42 di marzo 2018.
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